India e Pakistan rinnovano il loro interesse per il carbone

Un paese sta riducendo i traguardi sulle emissioni, mentre l’altro investe più pesantemente sulle centrali a carbone. Dopo l’esempio degli Stati Uniti, è difficile restare sorpresi.

di Jamie Condliffe

Gran parte del mondo è d’accordo: bruciare carbone fa male e dovremmo smettere di farlo.

Non tutti, però, sembrano interessati a seguire questa direzione, incluso il ministero per l’energia e le risorse idriche del Pakistan. In un grande progetto di collaborazione con la Cina, il paese si sta impegnando a spendere $15 miliardi in infrastrutture che, nell’arco dei prossimi 15 anni, potrebbero includere fino a 12 nuove centrali a carbone. Stando a Reuters, la cifra corrisponderebbe a quasi la metà dei $33 miliardi investiti complessivamente in questa iniziativa, e intorno al 75 percento della capacità produttiva addizionale dovrebbe derivare da nuove centrali a carbone.

Il governo del Pakistan insiste che le nuove centrali faranno uso di tecnologie per ridurre le proprie emissioni, ma Ahsan Iqbal, il ministro alle infrastrutture e alle riforme del Pakistan, descrive un futuro energetico che sembra attingere dalle dichiarazioni di Trump: “Il Pakistan deve attingere alle vaste risorse che, nella forma di 175 miliardi di tonnellate di carbone, gli permetterebbero di rispondere per decenni alle sue necessità energetiche, alimentare la sua economia, creare nuovi lavori e combattere la disoccupazione e la povertà in aumento”.

Nel frattempo, il Financial Times riporta che l’India non riuscirà a raggiungere i propri traguardi per la riduzione delle emissioni da parte delle sue centrali a carbone. Le difficoltà del paese nella ripulire le proprie centrali sono ben conosciute. L’incapacità di rispondere alle sue necessità energetiche è sufficiente a ridurre le probabilità che chiuda le centrali più inquinanti – considerata l’assenza di penalità in caso di mancato raggiungimento dei traguardi sulle emissioni, gli incentivi per farlo sono ancora inferiori.

In risposta alle critiche nei confronti di questo risultato, il ministro dell’energia dell’India ha dichiarato: “L’India non inquina. Sono gli Stati Uniti e il mondo occidentale a dover smettere di inquinare per primi”. Indubbiamente Stati Uniti ed Europa hanno bruciato enormi quantità di carbone durante il loro sviluppo, e possono oggi fare affidamento sulle loro economie forti per darsi una ripulita. I paesi in via di sviluppo non sono altrettanto fortunati. Oltretutto, i paesi sviluppati continuano a emettere più gas serra per cittadino rispetto a india e Pakistan. Al 2013, le emissioni annuali di CO2 pro capite di India e Pakistan ammontavano rispettivamente a 1.59 e 0.85 tonnellate. Negli Stati Uniti, la figura raggiungeva le 16.39 tonnellate pro capite.

Negli ultimi anni, le emissioni degli Stati Uniti continuavano a diminuire; l’amministrazione Trump, però, non sembra interessata a mantenere questo trend fra le priorità del paese. Pochi giorni fa, Bloomberg ha riportato che l’industria statunitense del carbone sta riscontrando una lieve crescita grazie alle norme più permissive di Trump e alla riduzione della produzione in Cina. Per quanto l’ipotesi che l’industria registri un nuovo boom negli Stati Uniti sia improbabile, vi è ancora abbastanza margine perché riesca a recuperare modestamente terreno nei prossimi anni.

Di fatto, la Casa Bianca sembra intenzionata a trascurare i traguardi fissati dall’amministrazione Obama con gli accordi di Parigi del 2015. Gli assistenti di Trump sembrano sempre più inclini a ritirarsi dal patto – un cambiamento drammatico rispetto alla precedente linea di pensiero. Il New York Times sostiene che la decisione potrebbe dipendere da un singolo concetto espresso negli accordi: la capacità di un paese di “regolare” i propri traguardi sulle emissioni può portare all’indebolimento o al rafforzamento degli impegni.

Questa indicazione ricade proprio nelle mani di Goyal. Se il presunto leader del mondo libero non ritiene che una drastica riduzione delle emissioni rappresenti una priorità, per quale motivo India e Pakistan dovrebbero – o qualunque paese interessato a sfruttare i combustibili fossili per stimolare la crescita economica?

(MO)

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