Custode di una saggezza arcaica, reduce da battaglie antiche, testimone del cambiamento. I marinai lo chiamano “Al nunòun dal Mèr Adriâtic”, il nonno del Mare Adriatico. Una favola, vera, d’agosto
I marinai lo chiamano Al nunòun dal Mèr Adriâtic. E’ una forma di rispetto.
Il suo volto è coperto di rughe, cucinato dal Sole, scorticato dal vento. Nelle cavità più profonde pare di vedere delle concrezioni, forse qualche conchiglia o qualche cirripede, come sullo scafo delle antiche navi.
Il suo maglione di lana grezza e i suoi pantaloni di flanella lo abbandonano solo la domenica, quando mette la giacca di velluto della festa. Emana un lieve sentore di lavanda e di alghe. Nessuno sa quanti anni ha, tutti ricordano che è sempre stato lì: su una sedia davanti al circolo dei marinai, sull’ultimo tratto del fiume che collega il porto al mare, accanto al tavolino che regge il suo bicchiere, filosoficamente mezzo pieno e mezzo vuoto.
Lui sostiene che, a volte, è stato per un poco lontano dall’acqua, ma che per tutta la sua vita non si è mai seduto in un posto da cui non potesse sputare direttamente in mare. Pare sia vero.
Era sulla corazzata Roma quando i tedeschi l’affondarono il 9 settembre del ‘43. Ma ricorda anche quando era mozzo sulla nave da battaglia Regina Margherita l’11 dicembre 1916, la notte in cui fu affondata dalle mine austriache. I bimbi più impertinenti gli chiedono se era imbarcato con Colombo quando scoprì l’America, ma lui risponde che allora era ancora troppo piccolo per attraversare l’oceano. Pare che con Magellano ci abbia pure litigato. Per una questione di ragazze. Pare.
Dalla sua postazione presiede a tutto il traffico che entra o esce dal porto. E sorveglia il cielo. Tutti sanno che è in grado di prevedere esattamente come sarà il tempo ed il mare nel prossimo futuro. Se gli fa male la schiena è meglio che tu tiri su le reti e rientri subito in porto. I marinai e i pescatori, prima di prendere il largo, entrano al circolo dei marinai, pagano al gestore un bicirôt ed lambrùsc – un bicchierino di lambrusco – per il nonno, poi escono e si fanno dire dal nonno come sarà il tempo e il mare.
Non devi dire niente al gestore, solo passargli la moneta: capisce. E’ una brava persona il gestore. Lavora per i marinai e per i pescatori ma accoglie anche i terrestri, purché si comportino bene. Una volta due turisti gli han chiesto di aggiungere il pomodoro nelle sue celebri linguine con le vongole. Li ha scaraventati fuori. Giustamente.
Non è chiaro se il nonno prevede il tempo o se proprio lo decide lui. Se il nonno dà via libera si parte, ma se scuote la testa è meglio restare al sicuro e dedicare la giornata a rammendare le reti. In tanti anni, pochi avventurosi non gli hanno dato retta. Fra questi, alcuni non sono tornati.
Il comandante della Capitaneria di Porto trasmette i dati della sua stazione meteo, riceve dal comando il bollettino ai naviganti e lo appende diligentemente nella bacheca sul molo. Poi va a farsi dire il tempo dal nonno. Eventualmente, con la biro, aggiunge una nota sul bollettino.
Le vongolare serie – le barche con la draga turbosoffiante per la raccolta delle vongole – si allontanano verso sud: lì c’è un fondale sabbioso che è l’habitat perfetto per la pavaraza: la Chamalea gallina, quasi triangolare e larga 2 o 3 centimetri. Dolcissima. Invece le vongolare dei ristoranti puntano a nord: qui si trova abbondante la vongola verace filippina: il Tapes semidecussatus: quella ovale larga 4 centimetri, che si rifila ai turisti taroccandola per la vongola verace nostrana, la Venerupis decussata, ormai praticamente estinta. Spiega il nonno. Poi ci sono le barche che vanno agli allevamenti di cozze più al largo – il classico Mytilus galloprovincialis. Infine i pescherecci che, con le loro grandi reti, si allontanano in cerca di pesce e di miglior fortuna.
Ma – da sempre – compie un pellegrinaggio dal nonno anche chi va a pescare energia: gli operai ed i tecnici che lavorano sulle piattaforme Eni o che curano la rete dei gasdotti in fondo al mare vanno da lui ogni volta che c’è da fare qualche manutenzione importante. Quando hai quelle responsabilità è meglio non rischiare.
Più tardi, ai cacciatori di idrocarburi si sono aggiunti i cacciatori di onde: prima di mettere in acqua un nuovo marchingegno per tentare di catturare l’energia del mare e fornire elettricità alle piattaforme Eni, è saggio andare a offrire un’ombrina di bianchetto al nonno. Così. Gli scienziati sono persone serie; non sono superstiziosi, ma dicono che offrirgli quel bicchierino di vino porti fortuna anche a chi non ci crede. Ed è meno impegnativo di un sacrificio al tempio di Nettuno, come si usava quando il nonno era giovane.
Negli ultimi tempi, poi, ai pescatori ed ai cacciatori di gas e di onde, si è aggiunta gente ancora più strana: quelli che seppelliscono CO2: stanno progettando di trasformare i giacimenti di gas ormai esauriti in giganteschi serbatoi sotterranei in grado di nascondere – e bloccare per sempre sotto il mare – l’anidride carbonica prodotta dagli impianti della zona.
Una specie di terminator contro il cambiamento climatico. Si dice che – prima di avviare il progetto – siano andati tutti quanti in pellegrinaggio dal nonnino con una intera cassa di prosecco. Serviva una benedizione davvero speciale…
Sull’altro lato del fiume, di fronte al circolo dei marinai, c’è una madonnina di legno che benedice. Devi un po’ intuirlo che è una madonnina. Una volta all’anno le danno una nuova mano di bianco e di azzurro, la caricano su un peschereccio e tutti prendono il largo per lo Sposalizio del Mare. Quando la processione di barche passa davanti al circolo dei marinai, il nunòun, ritto in piedi nella giacca di velluto della festa, fa un lieve inchino e saluta la madonnina. La madonnina ricambia e benedice. O forse ha salutato lei per prima. Ma magari sarà stata solo un’onda.
Nelle giornate di Sole, le vecchie nòne e nunòune si scaldano le ossa su e giù lungo il molo, ma quando passano davanti al circolo dei marinai scoccano di nascosto un’occhiata assassina al nonno. Ricordano chissà quale antica avventura.
Anno dopo anno, le vongolare e i pescherecci a remi hanno issato le vele, poi le hanno scambiate con motori fuoribordo, le reti di canapa sono diventate di maglie di ferro e infine di fibre sintetiche, l’occhio esperto del marinaio è stato affiancato dal sonar, forse domani il nonno vedrà uscire le prime barche a guida autonoma con propulsione solare e reti robotizzate. Ma, come è sempre stato in questa realtà immutabile, tutti prima di uscire in mare vorranno chiedergli il via libera e sfilare rispettosamente davanti a lui.
I marinai lo chiamano Al nunòun dal Mèr Adriâtic. E’ una forma di rispetto. Ma forse va intesa in senso letterale.
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