Il sangue di individui giovani non sembra essere una cura per i casi di demenza

La rivista Nature riporta i risultati sul primo test condotto su esseri umani per verificare il supposto potere di ringiovanimento del sangue di individui giovani su tessuti vecchi.

di Estratto da Nature

La rivista Nature riporta i risultati sul primo test condotto su esseri umani per verificare il supposto potere di ringiovanimento del sangue di individui giovani su tessuti vecchi.

Si è trattato di un piccolo test, condotto su 18 individui anni di età tra i 54 e gli 86 affetti da Alzheimer, racconta Tony Wyss-Coray, della Stanford University in California, alla guida dello studio.

La procedura si è dimostrata sicura ed i risultati ottenuti verranno presentati a Boston, Massachusetts, in occasione della 10° conferenza su Clinical Trials on Alzheimer’s Disease conference.

I soggetti dello studio hanno ricevuto infusioni di sangue donato da individui tra i 18 e 30 anni di età ed i ricercatori ne hanno monitorato capacità cognitive, umore e capacità generale di condurre le proprie vite indipendentemente.

Nonostante si non siano osservati miglioramenti da un punto di vista cognitivo, i risultati sembrerebbero suggerire delle possibilità sul fronte della gestione dei compiti quotidiani.

L’idea non è nuova, ma sono recenti le ricerche secondo cui infondere ratti anziani con sangue di ratti giovani porterebbe benefici ai tessuti muscolari e cardiaci, favorirebbe le capacità cognitive o ripristinerebbe le cellule staminali del midollo staminale.

Gli ultimi risultati suggeriscono che l’utilizzo di sangue ottenuto da cordoni ombelicali umani Wyss-Coray, al cui gruppo si devono molti di questi studi condotti su roditori, proseguirà con uno studio più esteso che vedrà l’utilizzo di plasma privato di molte proteine molecole, per verificare la possibilità ottenere risultati migliori.

“I pazienti affetti da Alzheimer non vogliono aspettare la formula perfetta,” spiega Wyss-Coray. Trasfusioni di questo tipo non necessitano dell’approvazione della US Food and Drug Administration, ed alcune società americane si stanno già facendo pagare profumatamente trasfusioni di sangue di individui giovani con la promessa di un rallentamento del processo di invecchiamento.

Si tratta del primo approccio al morbo d’Alzheimer che non sia basato sulla teoria prevalente secondo cui la malattia sarebbe causata da molecole amyloid-β o tau impazzite, da cui ancora non sono originati trattamenti efficaci.

(LO)

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