di Alessandro Ovi
«Il Premio Nobel per la Pace a Internet» è la proposta che Riccardo Luna, direttore della edizione italiana di «Wired», ha recentemente lanciato, con Nicholas Negroponte come suo ambasciatore. Una proposta bella e forte, ma a ritirare il premio, per Internet, secondo «Technology Review», edizione italiana, dovrebbe essere proprio Negroponte.
Questa proposta si propone di superare la obiezione che il Premio Nobel non va a tecnologie o infrastrutture (come il telefono o la televisione e via dicendo). Inoltre, ha buoni motivi per vincere, almeno in questo campo, perché Internet non è solo una tecnologia, o una famiglia di tecnologie, né solo una infrastruttura globale. Internet è molto di più, è una cosa diversa. è una sorta di sistema nervoso planetario, che non solo permette comunicazioni senza alcun limite di spazio, a individui, o comunità, ma guida la nascita di azioni e reazioni che stanno cambiando la convivenza nel mondo. E se Internet è tutto questo, allora è potenzialmente il più rivoluzionario protagonista della pace mai immaginato.
Ma questo non basta per vincere il Nobel, perché il premio prevede che a riceverlo siano persone e per Internet la scelta di queste persone è critica. è critica perché i vari passi che hanno determinato la nascita di Internet hanno padri diversi tutti indispensabili per arrivare a quello che Internet è oggi. Ne ricordiamo alcuni. Leonard Kleinrock e Paul Baran, che nel 1962 hanno impostato la «commutazione di pacchetto», tecnologia di base per Internet. Larry Roberts e Ray Tomlinson, che nel 1972 hanno «inventato» la posta elettronica. Vin Cerf e Robert Khan, dai quali ne1973 sono nati i gateways e il protocollo CTP. Tim Barnes Lee, che ha prodotto il WWW nel 1992 al CERN di Ginevra. George Metakides e Michael Dertouzos, che dal 1994 hanno portato Internet a standards uniformi tra Europa e Stati Uniti. Per non parlare poi degli inventori dei primi browswers o motori di ricerca.
Ma nessuno di questi ingegneri o scienziati è in grado di incarnare la «faccia della pace» di Internet, per il semplice motivo che nessuno ha fatto quello che ha fatto per costruire pace. C’è un uomo, però, non legato alla costruzione di Internet, ma al suo utilizzo e alla sua diffusione, che potrebbe benissimo rappresentare la «faccia della pace» di Internet.
Si tratta proprio di Nicholas Negroponte che, fino dal 1985, quando inaugurò il MediaLab al MIT di Cambridge, ha fatto crescere l’innovazione attorno al mondo digitale in generale, e a Internet in particolare, in modo straordinario.
Inoltre, in questi ultimi anni ha lanciato OLPC (one lap-top per child), che si propone di offrire a ogni bambino nei paesi più poveri del mondo un lap-top. Non un comune lap-top a basso prezzo, ma uno costruito per funzionare senza elettricità, per collegarsi a Internet senza telefoni, per resistere a urti e intemperie, che diventa allo stesso tempo grande strumento di educazione e di pace.
Negroponte è un degno rappresentante del mondo Internet. Quindi il Nobel per la Pace deve sì andare a Internet, ma con OLPC e Negroponte.
Professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi
IULM, Milano
Un Nobel a Internet. La proposta va apprezzata, anche se nulla c’è di più diverso di Internet dai saperi e valori su cui si basa il canone del Nobel. Comunque, poiché il Nobel va dato a qualcuno che abbia un nome e un volto, non c’è dubbio che Negroponte, tra quanti hanno annunciato il tempo nuovo delle reti, sia stato un infaticabile e convincente promotore delle magnifiche sorti di Internet.
Dirigente Finmeccanica,
esperto di R&S
Essere in rete significa acquisire una nuova dimensione di libertà. Poiché una società di uomini liberi è anche una società potenzialmente più giusta, lavorare per diffondere il libero accesso alla rete è sicuramente meritorio. Lo ha fatto Negroponte e l’influenza che ha esercitato nella realizzazione di una compiuta “società dell’informazione” merita il più alto riconoscimento.
Docente di Pedagogia della comunicazione e Comunicazione pubblica
Università della Calabria, Cosenza
La proposta di assegnare il Premio Nobel per la Pace a Internet e, in particolare a Negroponte suscita adesioni e opposizioni. Secondo me, una società più è “aperta”, nel senso popperiano del termine e cioè inclusiva e tollerante, meglio è per tutti. Nella Rete, come nella vita, troviamo il bene e il male. Ma, come per la vita, dobbiamo cogliere questa irrepetibile e fondamentale opportunità.
Professore ordinario di Semiologia del cinema e della televisione
Università di Torino
Internet può candidarsi al Premio Nobel per la Pace perché ha elaborato una speciale “teoria del dono” il cui “controdono” non è un altro oggetto elargito da chi ha ricevuto il dono. Così Internet (e Negroponte mi sembra un suo ottimo ambasciatore) porterà i suoi innumerevoli messaggi, ma dovrà pregare alla eventuale consegna del Nobel che nulla venga dato in cambio se non il riconoscimento.
Ingegnere,
esperto di telecomunicazioni
Internet ha consentito l’accesso in rete a oltre un miliardo di utenti, di cui il 30 per cento in paesi emergenti, dando luogo a una diffusa e preziosa alfabetizzazione “dal basso”. Anche se non si possono chiudere gli occhi su impieghi negativi, l’ipotesi di un Nobel per la Pace appare, pertanto, coerente. Si fa il nome di Negroponte e la sua multiforme attività ne conforta la candidatura.
Professore ordinario di Filosofia della scienza
Università degli Studi di Milano
Quella di un Nobel per la Pace a Internet mi pare una buona provocazione. Guardare alle tecnologie della comunicazione indicherebbe che si è compreso come “lo spirito del mondo” si incarni nelle tecnologie e nella loro influenza sulle relazioni umane. Appropriata è anche la scelta di Negroponte, se non altro per l’iniziativa OLPC, che cerca di porre riparo alla nuova povertà di conoscenza.
Coordinatore del Laboratorio di Fisica della Città
Università di Bologna e INFN
Internet fa la terra virtuale più piccola e gli umani più vicini. Quindi ben venga questo Nobel, facendo attenzione a non esserne ubriacati tanto da abbandonare il, o scordarci del, mondo materiale. Proprio per ciò credo che per il Nobel vada proposto un uomo (o una donna), oppure un gruppo, su cui non mi pronuncio, ma mi pare che nomi significativi ce ne siano e più d’uno.
Presidente di Kanso, docente di Tecnologie della comunicazione
Sapienza Università di Roma
Condivido in generale la proposta del Nobel a Internet e a Negroponte, ma con qualche distinguo. Trasformare una tecnologia nata con fini militari in un premio per la pace sembra sostanziare il famoso detto latino “si vis pace para bellum”. Drammi come quello di Haiti dovrebbero farci capire che Internet è importante, ma ci sono altre priorità per cercare di ridurre le crescenti disuguaglianze.
Presidente Fondazione
Ugo Bordoni
La grandezza di Internet risiede nella possibilità che chiunque possa partecipare al processo di globalizzazione. Poiché Internet è uno strumento, probabilmente a meritare il Nobel sono soprattutto coloro che ne hanno creato l’infrastruttura tecnica. Ma Negroponte può rappresentare la faccia buona di Internet, quella che crede nel futuro e nell’avvicinamento dei popoli.
Professore ordinario di Storia della scienza e della tecnica
Politecnico di Torino
L’idea di assegnare a Internet il Nobel per la Pace può aprire una nuova strada per l’uso razionale e sostenibile delle tecnologie. Ma spersonalizzare il Premio potrebbe togliere responsabilità, che è alla base di ogni processo di pace. Coinvolgere un protagonista come Negroponte potrebbe essere, invece, un segnale forte per chi è consapevole della necessità di una nuova alfabetizzazione.
Professore ordinario di Metodologia delle scienze umane
Università di Urbino
Trovo la proposta del Nobel per la Pace a Internet stravagante e infondata. Stravagante, perché sarebbe come dare il premio al siero antirabbico invece che a Pasteur. Infondata perché Internet non ha alcuna vocazione intrinseca a promuovere la pace. Ritengo fuori luogo anche il premio a Negroponte, perché la pace, se c’è, è nel cuore degli uomini e non nel monitor di un computer.
Professore ordinario di Storia e Teoria dei media
Università di Torino
Internet per un Nobel è troppo e troppo poco: troppo poco, perché lo si può indirizzare in direzioni né giuste né sante; troppo, perché va al di là di qualsiasi singolo progetto. In ogni caso, facciamolo rappresentare da un esponente delle istituzioni che ne hanno promosso la crescita, come la National Science Foundation, o di qualche movimento che su Internet si è basato per promuovere solidarietà.
Professore ordinario di Diritto civile,
Sapienza Università di Roma
Il Premio Nobel per la pace a Internet? Le ragioni possono essere molte, ma credo che la più consistente riguardi il fatto che Internet è il più ampio spazio pubblico mai conosciuto. A chi consegnarlo? Per essere coerenti, bisogna guardare alla natura immersiva di Internet. Con una delle mille possibili procedure, si scelga uno tra i due miliardi di internauti e lo si porti a Oslo.
Segretario generale
di Fondazione Università IULM
La proposta del Nobel a Internet/Negroponte è affascinante e provocante, in quanto accende i fari sul “salto di qualità” che serve perché le ragioni dei più deboli siano comprese nei linguaggi innovativi della comunicazione. Per altro, Internet replica dinamiche sociali a prescindere dal fatto che siano pro o contro la pace. La proposta richiederebbe, quindi, più specifiche argomentazioni.
Dicente di Organizzazione e Comunicazione degli uffici stampa
Sapienza Università di Roma
L’idea di spostare l’attenzione del Nobel sulla grande Rete è suggestiva, mentre non altrettanto convincente è quella che indica Negroponte. Se, infatti, la creazione del MediaLab ha un indubbio rilievo, il progetto One lap top per child non sembra brillare di luce propria. E se, in ambiti diversi, si pensasse a Manuel Castells, grande profeta della “nascita della società in rete”?