L’aumento degli standard di efficienza del carburante e la crescente sostituzione del petrolio con il gas naturale nel settore dei trasporti porteranno, entro il 2025, ad un calo potenziale di 10 milioni di barili al giorno, azzerando, di fatto, la crescita.
di Edward L. Morse (Fonte OIL)
A cavallo del secolo lo spettro del pessimismo malthusiano iniziò ad aggirarsi nel settore petrolifero: la domanda di petrolio proveniente dalla Cina e da altri mercati emergenti cresceva in maniera esplosiva, con miliardi di persone pronte ad acquistare automobili e a consumare benzina e diesel proprio nel momento in cui il picco del petrolio sembrava essere vicino. E per quanto alti potessero essere i prezzi, si credeva che non esistesse alcun antidoto alla crescita della domanda.
Eppure oggi sembra sempre più evidente che i principi base del teorema malthusiano sono errati. La rivoluzione del petrolio da argille fa pensare a decenni, se non secoli, di forniture stabili; le risorse petrolifere appaiono abbondanti sul pianeta e la tecnologia le sta rendendo accessibili a prezzi inferiori a quelli attuali di 100 dollari USA al barile o superiori. Per di più, quando si parla di domanda bisogna rendersi conto che esistono dei limiti al numero di auto, di autocarri e di treni diesel che possono essere messi in circolazione su un pianeta già sovrappopolato. La rivoluzione del gas da argille e la scoperta di giacimenti profondi di gas, inoltre, stanno facendo diminuire il prezzo del gas naturale fino a livelli che lo portano a competere con il petrolio, tanto che per la prima volta in cento anni il ruolo monopolistico del petrolio nel settore dei trasporti è a rischio.
Nell’ultima versione del World Energy Outlook 2013, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha notevolmente ridimensionato le previsioni relative alla crescita della domanda di petrolio.
La IEA prevede ora che in uno scenario dominato dalle “nuove politiche”, la domanda di petrolio potrebbe aumentare da 87,4 milioni di barili al giorno nel 2012 a 101,4 nel 2035, cioè di soli 14 milioni di barili al giorno nel corso dei prossimi ventidue anni. Si tratta di un duro colpo inferto al rapporto esistente fra crescita economica e aumento della domanda di petrolio per i prossimi vent’anni. Si prevede che gran parte della crescita (12 milioni di barili al giorno su un totale di 14) proverrà dal settore dei trasporti, in cui il petrolio ha sempre dominato.
Ma potrebbe anche darsi il caso che la coraggiosa mossa della IEA di ridimensionare le previsioni relative al tasso di crescita della domanda di petrolio sia stata persino troppo prudente. Le tendenze attuali fanno infatti pensare che il picco della domanda di petrolio potrebbe arrivare ben prima, forse addirittura entro la fine di questo decennio, oppure tra il 2020 e il 2025.
L’EFFICIENZA DEI CARBURANTI E LA CRESCITA DEL GAS
Uno dei fattori principali coinvolti nel calo della domanda è il costante miglioramento dell’efficienza dei carburanti, che ha già portato ad un picco della domanda di combustibile per le auto private nei paesi dell’OCSE, compresi gli Stati Uniti. L’efficienza media del carburante per automobili negli Stati Uniti aumenterà da 8,4 chilometri per litro a 14,3 chilometri per litro nel 2025. Anche considerando una crescita del numero delle auto da 250 a 300 milioni e prevedendo soltanto un modesto aumento delle auto ibride ed elettriche, la domanda di carburante negli Stati Uniti è destinata a passare dagli attuali 9 milioni di barili al giorno a circa 5 milioni di barili al giorno. Se poi si calcolasse una penetrazione delle auto elettriche pari al 30 percento, il consumo di carburante diminuirebbe di oltre il 50 percento.
A livello globale, abbiamo ipotizzato un miglioramento del 2,5 percento annuo dell’efficienza del carburante per auto e autocarri e un ricambio totale delle auto nel mondo in un arco di 20 anni di tempo, due previsioni effettuate dal gruppo di ricerca del settore automobilistico di Citi.
Entro il 2020 l’aumento dell’efficienza del carburante a livello globale dovrebbe ridurre la domanda globale di petrolio di 3,8 milioni di barili al giorno. L’aumento dell’efficienza del carburante è sostenuto da altre tendenze a livello globale. Nei paesi OCSE l’invecchiamento della popolazione e altre tendenze demografiche sono all’origine di un numero inferiore di auto di proprietà, e più in generale di un numero notevolmente inferiore di persone alla guida. Gli automobilisti più anziani guidano di fatto meno di coloro che hanno 35 anni e sia l’utilizzo che l’acquisto di automobili diminuiscono negli anni della pensione.
Il sovrappopolamento è un ulteriore fattore in gioco, ed è una delle tante ragioni per le quali le previsioni relative alla crescita della domanda in Cina sono state ridimensionate dalla IEA.
Ma il fattore di gran lunga più importante in relazione al picco della domanda di petrolio è la crescita del gas naturale come carburante per i trasporti, una crescita che chiude un secolo di monopolio del petrolio nel settore. Nei trasporti il progressivo passaggio dalla benzina e dal diesel al gas naturale è determinato da diversi fattori. Il più importante di questi è la separazione fra il prezzo del petrolio e quello del gas, derivante dalla rivoluzione del gas da argille che è cominciata negli Stati Uniti e che sta già iniziando a diffondersi in Argentina, Cina, Colombia, Messico, Russia e persino Arabia Saudita. Con il prezzo del gas naturale negli Stati Uniti attualmente al di sotto dei 4 dollari per Milione di British Thermal Unit
(MMBTU) e potenzialmente in grado di toccare i 5-6 dollari per MMBTU, l’alternativa del gas naturale rispetto al petrolio appare sempre più convincente. Oggi negli Stati Uniti la benzina e il diesel vengono scambiati all’incirca a 18 dollari per MMBTU su base equivalente. In Europa i costi dei carburanti liquidi sono molto più elevati a causa delle tasse imposte a livello del consumatore.
I FATTORI AMBIENTALI E LA SICUREZZA ENERGETICA
Ma sono in gioco anche altri fattori, ad esempio quelli ambientali, che dipendono dal tentativo di ridurre le emissioni di carbonio causate da carburanti per i trasporti a base di petrolio, oppure fattori legati alla questione della sicurezza energetica. Ad esempio in Cina, l’attenzione si è spostata sull’uso del metanolo prodotto mediante le copiose forniture nazionali di carbone, che offrono maggiore sicurezza rispetto alle sempre incerte importazioni di petrolio. Anche la Cina, infatti, è senz’altro un paese all’avanguardia
per quanto concerne lo sviluppo di un sistema di distribuzione di GNL da utilizzare per gli automezzi pesanti, ed è un paese che sta cercando di sfruttare le proprie abbondanti risorse di gas da argille al fine di diffondere ulteriormente l’uso del carburante a gas per i veicoli.
Lo studio intitolato “L’energia nel 2020: autocarri, treni e automobili” realizzato da Citi Research presenta una dettagliata analisi delle modalità con le quali il gas può penetrare tre differenti mercati, quello dei veicoli da strada, quello della navigazione marittima internazionale e quello delle ferrovie, con previsioni che arrivano non solo al 2020, ma al 2040. Lo studio mantiene un approccio estremamente cauto in relazione alla penetrazione del mercato, senza contare su interventi politici dei governi.
Al momento si consumano circa 50 milioni di barili al giorno di petrolio nel settore dei trasporti, e lo studio calcola che entro il 2025 almeno 2,5 milioni di barili al giorno relativi alla domanda di petrolio potrebbero sparire a causa del gas naturale. Ciò determinerebbe un utilizzo di gas naturale tutto sommato ridotto, pari a 17 miliardi di piedi cubi al giorno. Ma è sufficiente prendere in considerazione gli incentivi sui prezzi per concludere che la portata della penetrazione del gas nel mercato potrebbe facilmente toccare una cifra doppia rispetto a questa.
La gran parte della penetrazione del gas naturale prevista dalla ricerca riguarda il trasporto su strada. Ad oggi risultano in circolazione nel mondo circa 16 milioni di veicoli a gas (un numero irrisorio se consideriamo che il parco veicoli cresce a livello globale di circa 85 milioni di veicoli l’anno). La maggior parte di questi si trova in Asia e determina un consumo complessivo di gas naturale pari a circa 5,6 miliardi di piedi cubi al giorno. Una cifra circa tre volte maggiore di questa, pari a 14,9 miliardi di piedi cubi al giorno, sostituirebbe 2,3 milioni di barili di petrolio al giorno; la gran parte di questo calo della domanda di petrolio si registrerebbe in Asia (1,2 milioni di barili al giorno), in Nord America (800 mila barili al giorno), in Sud America (200 mila barili al giorno), e in Europa (100 mila barili al giorno).
Anche il trasporto ferroviario sta mostrando una certa propensione per il GNL. Dall’altra parte il mercato globale dei carburanti viene attualmente messo sotto pressione da normative ambientali che non permettono lo scarico in prossimità dei porti, e anche questo è un fattore che incide.
DUE ESEMPI DI CONVERSIONE
La principale difficoltà che ci si trova ad affrontare quando si fanno delle previsioni relative all’utilizzo del gas naturale negli anni a venire è la velocità con la quale avviene la conversione dal petrolio al gas naturale una volta che un numero minimo di automezzi viene convertito. Nella storia recente spiccano due esempi importanti di conversione del parco automezzi. Il primo è la conversione delle locomotive a carbone in locomotive a diesel avvenuta tra il 1935 e il 1965 negli Stati Uniti (dove fu trainata dall’economia), ma anche in Europa e in Giappone (dove fu invece trainata dalla fase di ricostruzione successiva alla Seconda Guerra Mondiale).
Ci vollero dieci anni perché il diesel raggiungesse il 10 percento dell’utilizzo totale, ma nei dieci anni seguenti la conversione del parco automezzi arrivò all’80 percento. Il secondo esempio fu la conversione degli autocarri statunitensi dalla benzina al diesel. Anche in questo caso prevalse un approccio del tipo “curva a S” e ci vollero 10 anni per passare dal 25 percento al 70 percento del parco autocarri.
Tenendo conto di questi episodi storici abbiamo costruito un ulteriore scenario che potrebbe rivelarsi più realistico del nostro scenario base, estremamente prudente; questo nuovo scenario, che riteniamo comunque prudente, prevede che entro il 2025 una quantità minima, pari a 3,2 milioni di barili di benzina e diesel al giorno, verrà perduta in favore del gas naturale, e che nei dieci anni successivi la conversione sarà destinata a subire un’accelerazione.
Gli standard di efficienza del carburante e la conversione del carburante per trasporti in gas naturale ci fanno prevedere un potenziale calo della domanda di petrolio di 10 milioni di barili al giorno entro il 2025. Si tratta di un valore questo che di fatto cancellerà tutta la crescita potenziale della domanda globale di petrolio, ed è in base a questi dati che crediamo che il picco della domanda di petrolio potrebbe essere davvero vicino.
*Il presente articolo è basato su due rapporti realizzati da Citi: La crescita della domanda globale di petrolio: la fine è vicina (26 marzo 2013), e L’energia nel 2020: autocarri, treni e automobili: accendi i tuoi motori a gas naturale, giugno 2013.
Chi è Edward Morse
Managing Director and Global Head of Commodities Research di Citi. Collabora con giornali come il Financial Times, il New York Times, il Washington Post e Foreign Affairs.
(sa)