Il mondo abbraccia le rinnovabili

A Istanbul i ministri dell’Energia del G20 hanno ribadito come sia necessario “incrementare l’efficienza di una produzione energetica compatibile con l’ambiente”. Per Birol (IEA) la politica deve “abbandonare i dubbi sulle nuove fonti di energia e preparare il terreno per sfruttare appieno le risorse del futuro”. In vista, nei prossimi cinque anni, un picco di produzione per le rinnovabili di circa 700 gigawatt.

di Giuseppe Didonna (Fonte Abo/Oil)

“Le rinnovabili sono destinate a rappresentare la più grande risorsa per soddisfare il fabbisogno di elettricità nei prossimi cinque anni”. Ad affermarlo è Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA), al termine della Conferenza sull’accesso all’energia per l’Africa Subsahariana, prologo del G20 Energia che ha avuto luogo a Istanbul lo scorso 2 ottobre.

“Le rinnovabili occuperanno una posizione cruciale per affrontare una richiesta di energia destinata a crescere, consapevoli che però c’è tanto da fare” ha ribadito Birol, ricordando che la IEA ha come obiettivo quello di stabilire una sinergia con i governi. “La politica deve abbandonare i dubbi sulle nuove fonti di energia e preparare il terreno per sfruttare appieno le risorse del futuro”. Birol ha definito i governi “troppo concentrati sui costi, troppo legati alle risorse tradizionali e poco interessati alla salute dei cittadini”.

Un “problema transitorio” perché “molti paesi hanno dimostrato che l’abbassamento dei costi è possibile”. Esempi chiave in questo senso sono rappresentati da Egitto e Sud Africa, “il primo ha abbattuto i costi di produzione delle rinnovabili del 50%, il secondo sta realizzando un corridoio eolico all’avanguardia”.

A partire dal 2020 una nuova impennata è attesa e il mercato delle rinnovabili non dovrebbe arrestare la propria crescita, considerato che una sempre maggiore domanda si profila all’orizzonte da parte di grandi Paesi come la Cina (38%), l’India (9%) e il Brasile (5%). Decisivi quindi i prossimi cinque anni, durante i quali le rinnovabili sono destinate a raggiungere un picco di produzione di 700 gigawatt (GW), il che varrebbe a dire rappresentare circa i due terzi dell’aumento netto riferibile alla produzione globale di energia. Più della metà di quest’aumento avrà origine dall’eolico e solare (pannelli PV).

Africa futuro terreno di sviluppo delle rinnovabili

L’area capace di imprimere un’accelerazione decisiva in tal senso è l’Africa Subsahariana, una regione enorme che, nonostante la ricchezza di risorse rinnovabili, vede circa 650 milioni di persone tagliate fuori dall’accesso all’elettricità. “L’Africa Subsahariana è ricca di risorse rinnovabili, ma fino a quando non sarà messo a punto un piano per uno sfruttamento sostenibile, per portarne al massimo l’efficienza e per distribuirne l’energia prodotta, l’intera regione è destinata a rimanere al buio”. Queste le parole di Elham Ibrahim, commissario per le Infrastrutture e l’Energia dell’Unione dei Paesi Africani.

Per passare dai proclami ai fatti, Ibrahim indica cinque ambiti d’azione sui quali insistere: puntare su energie rinnovabili, favorirne la massima diffusione, rendere il mercato a queste relativo trasparente attraverso regole chiare, massimizzarne l’efficienza attraverso la ricerca, il graduale abbandono dei combustibili fossili.

Un piano d’azione è già stato preparato e vede da un lato un programma di respiro continentale che riguarda lo sfruttamento dell’energia solare, rispetto alla quale il potenziale dell’intero continente è sconfinato. Dall’altro, 12 progetti riguardanti invece altrettante realtà con diverso potenziale energetico a disposizione. Si va dal gas della Mauritania, capace di produrre energia esportabile in Senegal e Mali, alla risoluzione del dilemma dell’approvvigionamento energetico per la Costa d’Avorio. Non si trascura l’enorme potenziale idroelettrico del fiume Niger in Mali, dello Zambesi che attraversa Zambia e Zimbabwe e del Kankoure nella Guinea. Nella stessa maniera il geotermico in Etiopia e l’eolico in Tanzania potrebbero risollevare le sorti delle popolazioni dei due Paesi. Un ruolo centrale rimane affidato alla Banca Mondiale, in quanto in alcuni casi ci si trova nelle fasi preliminari, analisi dei siti, ricerche sul campo e appalti in fase di studio, in altri i contractor sono già stati individuati e sono stati compiuti i primi passi.

Sulle reali possibilità di realizzazione di una così ambiziosa rete di progetti, Paolo Frankl, capo della Divisione per le Energie rinnovabili della IEA, ha posto alcune condizioni. “Si tratta di Paesi in cui è fondamentale, innanzitutto, un consolidamento della rule of law e l’affermazione di regole di trasparenza” primo passo essenziale, secondo Frankl, perché prelude a un secondo passo, nel quale ci si potrà occupare della realizzazione dei progetti, prima di passare “alla terza fase”, ovvero “una rete di collegamento che porti la produzione energetica in tutte le zone del continente africano, dando così nuovo impulso allo sviluppo di intere nazioni e rinnovate speranze a una enorme fetta di popolazione destinata altrimenti a rimanere al buio”.

Le priorità del G20: esecutività, investimenti e inclusività

Ha chiuso la due giorni di Istanbul il ministro turco dell’Energia, Ali Riza Alaboyun, esponendo il contenuto del documento finale dove si ribadisce che una svolta è possibile in virtù della forza del G20 perché “si tratta di Paesi che rappresentano l’80% dell’economia globale”, un dato che permette di pianificare il futuro a partire da tre priorità:“esecutività, investimenti e inclusività”.

In primis l’esecutività, secondo Alaboyun, “fondamentale, perché con l’esecuzione i progetti diventano realtà e aumenta la fiducia”. Con la fiducia aumentano gli investimenti, dei quali le economie in via di sviluppo “hanno un bisogno urgente”. Capitali che permettano di “incrementare l’efficienza di una produzione energetica compatibile con l’ambiente”. In ultimo l’inclusività, che significa innanzitutto “coinvolgere quanti più attori possibile in un processo di crescita e cooperazione”.

Nell’esposizione dei risultati del summit il ministro ha ribadito che il tema dell’accesso alle risorse energetiche è “un problema globale”, inserito tra i 17 “development target” dell’ONU. “In questi giorni sono state poste le basi per sopperire a questo problema nell’Africa Subsahariana” ha affermato Alaboyun, ricordando che il piano del G20 non si ferma a incoraggiare gli investimenti di privati nella macroarea, ma prevede “un incremento annuale di capitale investito pari a 1,2 miliardi”, con l’obiettivo di “evitare che una enorme parte di globo rimanga tagliata fuori da qualsiasi possibilità di accesso a fonti di energia e, di conseguenza, di sviluppo”.

Per quanto riguarda il tema dei cambiamenti climatici, Alaboyun ha ricordato che G20 e UE si aggiorneranno a Parigi il prossimo dicembre, “ma se saranno raggiunti gli obiettivi legati all’aumento dell’utilizzo di risorse rinnovabili ed energia pulita, effetti positivi sui cambiamenti climatici non tarderanno ad arrivare”.

Il ministro turco ha chiuso assicurando che la delegazione cinese, cui spetterà la presidenza del G20 nel 2016, ha preso in consegna queste tematiche e che gli sforzi per conseguire gli ambiziosi obiettivi stabiliti in questo documento finale continueranno nel prossimo futuro.

L’articolo è disponibile anche su abo.net

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(sa)

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