Il giorno in cui ho provato sulla mia pelle la realtà dei cambiamenti climatici

Tutti noi vivremo un’esperienza che renderà personale il riscaldamento globale.

di James Temple

Agli inizi di novembre 2018, venti impetuosi hanno trasformato un incendio della macchia californiana in un disastro che ha praticamente raso al suolo la cittadina di Paradise, uccidendo 86 persone. Nel giro di una settimana il fumo dell’incendio era dentro casa mia, a Berkeley, a 240 km di distanza.

La qualità dell’aria venne dichiarata “pericolosa per la salute”’ in tutta la Bay Area di San Francisco. I purificatori d’aria e le maschere antigas di qualità, denominate “N-95”, capaci di bloccare il 95% delle particelle sottili, hanno fatto il tutto esaurito nei primi giorni. Molti hanno utilizzato le mascherine di carta di dubbia efficacia. La mia, ordinata per posta, arrivò che ero ormai già in Ohio, dove sono andato a festeggiare Thanksgiving in anticipo per sfuggire al fumo.

Il cambiamento climatico non accende i fuochi, ma esaspera le condizioni estive secche che hanno provocato i fuochi particolarmente distruttivi degli ultimi anni in California. Sono consapevole da tempo della realtà dei cambiamenti climatici, dei loro effetti su ghiacciai, laghi, parassiti, ma è la prima volta che ne faccio esperienza direttamente a casa mia. Un po’ di mal di gola e la necessità di modificare la mia prenotazione aerea non sono nulla in confronto a quanto è stato perso a causa del Camp Fire, ma una settimana passata sotto ad una cappa di fumo rende reali le conseguenze della scelta di non combattere il cambiamento climatico.

Migliaia, se non milioni di persone moriranno di fame, annegate, bruciate vive o vivranno vite di stenti perchè le necessità di base come acqua e cibo saranno compromesse ed i pericoli di un clima estremo sempre più frequenti. I cambiamenti climatici sono ora una realtà che non è più possibile fermare. Possiamo solo imparare a conviverci e provare a limitare i danni.

C’è chi crede che rinsaviremo una volta assistito ad un numero sufficiente di catastrofi, ma l’anidride carbonica impiega anni a saturare l’aria, millenni per essere smaltita. È probabile che le nostre emissioni ci abbiano in realtà già condotti oltre la soglia critica di 1.5 ˚C di riscaldamento. Secondo il principale consigliere scientifico del presidente Obama, John Holdren, le nostre uniche opzioni erano dare un taglio alle emissioni, adattarci (costruendo, per esempio, centri di raffreddamento cittadini e barriere marine più alte), e soffrire.

Abbiamo scelto di non modificare il nostro modello energetico. Saremo, di conseguenza, costretti a modificare ogni altro aspetto della nostra vita: aumentare la nostra capacità di reagire alle emergenze, costruire più ospedali, fortificare le coste, rinnovare i materiali di costruzione, trovare nuovi modi di produrre e distribuire cibo, ecc. Se anche ci riuscissimo, la qualità della nostra vita, il nostro senso di sicurezza saranno compromessi per generazioni.

La devastazione dovuta ai cambiamenti climatici si manifesterà in modi diversi in parti differenti del globo. Siccità e carestia in Africa ed Australia, riduzione delle acque sull’altopiano tibetano, privato dei suoi ghiacciai, innalzamento dei mari nell’Asia meridionale. I fuochi della California non potranno che farsi sempre più pericolosi.
I fuochi provocati dal riscaldamento globale hanno già raddoppiato il totale di superfici boschive bruciate nel West americano e il valore potrebbe moltiplicarsi di 6 volte entro metà secolo, secondo il recente rapporto statunitense sul clima nazionale.

Aver perso l’occasione di risolvere il problema del riscaldamento globale non deve divenire una scusa per continuare a non fare nulla. È ora di considerare il problema alla stregua di una malattia cronica, di cui ci tocca sopportare i sintomi che stiamo cercando di contenere. Da questo momento in poi, ogni gigaton di gas serra aggiunto all’atmosfera avrà un alto costo economico, ambientale, umano. Gli effetti del cambiamento climatico si stanno facendo quotidianamente per ciascuno di noi. Forse sufficientemente reali da portare alla rivoluzione politica ed economica necessaria.

Più facciamo esperienza dell’aumento delle temperature e delle nuove realtà climatiche estreme più ci convinciamo del fatto che l’allarme è reale, giovani in testa.
Allo stesso tempo, il costo della sopravvivenza di fronte all’emergenza climatica potrebbe provocare in alcuni anche la reazione opposta. A fronte di una ridotta economia e del prezzo da pagare per adattare le infrastrutture, molti potrebbero scegliere soluzioni di sicurezza personale immediate invece di investire nella riduzione delle emissioni. Gli effetti dell’anidride carbonica emessa, infatti, non vengono percepiti immediatamente e il problema non cesserà di farsi sentire anche dovessimo subito ridurre le emissioni di gas serra. Ad emissioni zero, possiamo solo prevenire ulteriori peggioramenti, a meno di trovare il modo di assorbire dall’atmosfera quantitativi ingenti di anidride carbonica.

Appena 5 anni fa, quando ho cominciato a scrivere dei cambiamenti climatici, il pericolo sembrava qualcosa di lontano ed astratto. Inconsciamente, coltivavo l’illusione che avremmo agito per tempo, che ci fosse ancora tempo. Ora mi rendo conto di quanto imponente sia l’impresa. Abbiamo la tecnologia per cambiare, ma il sistema da modificare è così vasto, gli interessi contrari così trincerati che l’inerzia risultante potrebbe essere insormontabile.
La scena surreale degli abbienti residenti di San Francisco che percorrevano la città indossando mascherine colorate contro gli effetti del denso fumo giallo mi ha colpito come una premonizione di ciò che verrà.

(lo)

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