Il dilemma del prigioniero

Alcune recenti ricerche giapponesi sembrano dimostrare come lo sfruttamento sia una proprietà primaria della società umana, nella misura in cui risponderebbe ai diversi interessi sia dello sfruttatore, sia dello sfruttato.

di MIT Technology Review Italia

il dilemma del prigioniero costituisce un esperimento mentale che include due giocatori che hanno operato contro la legge e sono stati arrestati. Vengono quindi imprigionati separatamente in modo che non possano parlare e a ognuno di loro viene offerto un accordo per accusare l’altro.
Tuttavia, i premi della confessione sono diversi. Se uno dei prigionieri confessa e l’altro no, chi ha confessato torna in libertà, mentre l’altro viene condannato a sei mesi di prigione. Se entrambi confessano, ognuno viene condannato a tre mesi. Ma quando entrambi sono solidali e restano in silenzio, ognuno viene condannato a solo un mese di prigione.

Quale è, dunque, la tecnica migliore per ognuno dei due? Dovrebbe rimanere solidalmente in silenzio o tradire e accusare l’altro?

Economisti, biologi evoluzionisti e teorici dello sport hanno studiato a lungo le due opzioni sostanzialmente diverse. Sanno che in una prova unica, la tecnica migliore è quella di tradire e confessare, in quanto garantisce che chi effettua questa scelta non otterrà la massima pena. Ma quando le prove vengono ripetute, i partecipanti possono usare le loro competenze per sviluppare nuovi metodi: per vendicarsi, nel caso, o per insegnare a cooperare. Certamente, il cosiddetto dilemma del prigioniero iterato più volte dimostra che la condotta cooperativa dovrebbe risultare la migliore per i soggetti sociali, contrariamente a quanto ritenevano i biologi evoluzionisti.

Un’altra domanda ancora non risolta concerne i processi di sfruttamento in una società data: come le persone si utilizzano l’un l’altra per estendere il proprio profitto.
Una risposta apparente è che le persone molto efficienti possono sfruttare quelle meno efficienti in forza della loro energia. Tuttavia ciò implica che una condotta di sfruttamento non può avere luogo tra persone che sono uguale sotto ogni altro profilo. Eppure la sua vastità e ubiquità dimostrano che lo sfruttamento si manifesta anche in questo caso. Perché?

Si può cercare di rispondere rifacendosi al lavoro di Yuma Fujimotoa e Kunihiko Kaneko del College of Tokyo in Giappone. Questi giovani ricercatori hanno impiegato il dilemma iterato del prigioniero per evidenziare come un partecipante possa sfruttare l’altro per ottenere un profitto maggiore. Inoltre chiariscono perché il partecipante sfruttato si associa allo sfruttamento per creare una situazione affidabile.

Anche nel 2012, alcuni teorici dello sport hanno trovato un metodo all’interno del dilemma iterato del prigioniero che assicura a un partecipante un profitto maggiore rispetto all’altro. Per esempio, ciò potrebbe accadere qualora solo un partecipante si possa giovare della esperienza del secondo e copiarne le tecniche. Quando ciò accade, il primo partecipante può sfruttare il secondo per consolidare la propria prevalenza.

Si è trattato di una vera e propria bomba per i teorici dello sport, che avevano lungamente supposto una strutturale reciprocità tra i concorrenti. Certamente, molti comportamenti del mondo reale si basano principalmente sul confronto, non ultimi quelli politici ad alto rischio, come la reciproca minaccia di distruzione, da cui dipende il destino dell’intero pianeta. La idea che un concorrente possa segretamente manipolare l’altro può diffondere pericolose onde d’urto all’intorno. I teorici dello sport, tuttavia, si sono rassicurati teorizzando che nel mondo reale tutto avviene sulla base di esperienze precedenti e che quindi nessuno può prevalere o soccombere stabilmente.

Fujimotoa e Kaneko dimostrano però che si tratta di una conclusione impropria. Studiando un iterato dilemma sportivo del prigioniero, per cui a ogni concorrente viene insegnato da precedenti esperienze ad adattare la propria tecnica, hanno rilevato che, anche in queste circostanze, è possibile per un concorrente fruttare l’altro per ottenere un profitto maggiore: «Abbiamo dimostrato con i numeri che una relazione di sfruttamento può essere conseguita indipendentemente dalle dinamiche e dalle regole simmetriche videogiochi».

Sorprendentemente, si tratta di una tecnica sicura: «Questa relazione di sfruttamento è sicura, anche quando il partecipante sfruttato, che riceve un profitto inferiore rispetto al partecipante sfruttatore, ottimizza la propria tecnica». Non si può non chiedersi come tutto ciò possa avvenire. La risposta è che deriva dalle circostanze preliminari dello sport. Fujimotoa e Kaneko dimostrano che, quando un concorrente apprende la tecnica dell’altro, sarà in grado di comportarsi in maniera da ottenere un risultato migliore per se stesso, anche perché potrà garantirsi la collaborazione dell’altro, convincendolo che anche lui ne trarrà vantaggio. Perciò il secondo concorrente ha un incentivo ad accettare lo sfruttamento del primo: «Così la relazione di sfruttamento si stabilizza con il contributo di entrambi i giocatori».

Lo sfruttamento è generalmente una tecnica sicura, in quanto garantisce effetti migliori per entrambi i giocatori.
Si tratta di un lavoro affascinante che mostra come lo sfruttamento possa emergere anche quando i giocatori sono apparentemente uguali e le circostanze sono simmetriche. Sembra, quindi, che lo sfruttamento sia una proprietà inevitabile e primaria della società umana. Tuttavia ciò non implica che ci si debba rassegnare a un simile stato di cose. Resta da chiedersi come lo sfruttamento possa venire prevenuto e come le persone possano influenzare il proprio destino.

(GV)

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