Il crimine del XXI secolo: l’abuso domestico

Un programma pilota della giunta di New York City ha messo insieme esperti di tecnologia e le vittime di violenze domestiche per combattere gli stalkerware.

di Patrick Howell O’Neill

Gli utenti malintenzionati sfruttano strumenti ad alta tecnologia per il più antico dei crimini, perseguitando le loro vittime attraverso strumenti come Facebook Messenger e Apple Maps.

Spiano i loro obiettivi attraverso gli stalkerware e Alexa. Ma ora gli “hacker” stanno collaborando con le vittime e con chi vuole contrastare questi abusi.

In uno studio pilota che la giunta di New York City conduce dal 2018, gli esperti di tecnologia lavorano in collaborazione con l’ufficio del sindaco per porre fine alla violenza domestica e di genere, e per offrire servizi di sicurezza informatica e difesa della privacy delle vittime di abusi.

Il programma, che coinvolge un team di accademici della Cornell Tech e della New York University, ha già ottenuto i primi successi e si sta diffondendo, ha dichiarato pochi giorni fa Sam Havron di Cornell Tech al Simposio sulla sicurezza dell’USENIX a Santa Clara, in California.

Ci sono centinaia di app vendute oggi sul mercato che gli stalker usano per tracciare la posizione di una vittima, registrare segretamente gli audio vocali, rubare messaggi di testo o impegnarsi in altre attività di sorveglianza illegale.

Da novembre 2018, gli “hacker” che collaborano con la giunta di New York hanno incontrato 44 persone e hanno scoperto che 23 di loro potrebbero essere stati presi di mira da spyware, compromissione dell’account o configurazioni errate violabili.

Secondo un articolo pubblicato di recente, Clinical Computer Security for Victims of Intimate Partner Violence, oltre la metà dei casi di abusi è in rapporto diretto con le manipolazioni digitali.

Chi ha subito violenza in genere collabora con  rappresentanti del governo locale e con avvocati, che spesso non sono in grado di gestire la miriade di problemi di cibersicurezza e privacy che si devono affrontare.

“Vi è una richiesta insoddisfatta di ulteriori competenze in materia di sicurezza informatica e privacy”, ha dichiarato Havron. “Abbiamo bisogno di esperti per affrontare questi problemi”.

Dopo aver scoperto che gli strumenti anti-malware esistenti troppo spesso non sono riusciti a rilevare e avvisare le vittime della presenza di stalkerware, il team accademico che collabora con la giunta di New York City ha creato ISDi (Intimate Partner Violence Spyware Discovery), uno strumento scaricabile che rileva se ci sono app “abusive” installate sui dispositivi mobili dell’utente.

L’abuso digitale spesso non si limita allo stalkerware. Le impostazioni labirintiche della privacy nelle app possono essere difficili da comprendere anche per gli esperti di sicurezza informatica.

Oltre a ciò, i malintenzionati possono minacciare la violenza fisica se le vittime fanno qualcosa di semplice come cambiare le password per riguadagnare la privacy.

Chi compie gli abusi può anche utilizzare metodi di accesso indiretti: per esempio, il tablet di un bambino potrebbe avere accesso a un piano dati familiare che consente al malintenzionato di vedere la posizione, le foto o la presenza nei social media della vittima.

Chi subisce l’abuso si trova ad affrontare un complesso mix di minacce digitali e fisiche da cui è difficile districarsi. Spesso non sa nemmeno come o dove è iniziato l’abuso e lo stalking digitali.

“Come possiamo aiutare le vittime?”, si chiede Havron. “Come esperti di tecnologia, il nostro primo pensiero è quello di correggere i difetti dei software che rendono più semplice la manipolazione.

Ma è ingenuo pensare che i miglioramenti della tecnologia mitigherebbero questo tipo di abusi. Abbiamo bisogno di intervenire contemporaneamente sul piano sociale e su quello tecnologico”.

I Family Justice Centers hanno riportato risultati positivi e utili dal lavoro sul territorio. La domanda di consulenze tecnologiche è in aumento.

Il gruppo di lavoro ha recentemente ricevuto una sovvenzione di 1,2 milioni di dollari dalla National Science Foundation per continuare a contrastare l’abuso digitale e combattere la violenza domestica.

(rp)

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