Il conflitto organizzato è prevedibile

Le nuove tecniche hanno reso più utili le previsioni: ne abbiamo usata una per esaminare gli episodi di violenza in Etiopia dall’elezione di Abiy Ahmed, il nuovo vincitore del premio Nobel per la pace.

di Tate Ryan-Mosley

Le persone hanno cercato di prevedere il conflitto per centinaia, se non migliaia, di anni. Ma è difficile, soprattutto perché gli scienziati non riescono a concordare sulla sua natura o su come si presenta. Il fattore critico potrebbe essere qualcosa di apparentemente innocuo come una popolazione in forte espansione o un anno difficile per le colture. Altre volte una scintilla accende un barilotto di polvere, come è successo con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria nel periodo precedente alla prima guerra mondiale.

Gli scienziati politici e i matematici hanno escogitato una serie di metodi diversi per prevedere il prossimo scoppio della violenza, ma nessun singolo modello spiega correttamente il comportamento del conflitto.

Uno studio pubblicato nel 2011 dal Peace Research Institute di Oslo ha utilizzato un unico modello per gestire le previsioni sui conflitti globali dal 2010 al 2050. Ha stimato una probabilità di violenza inferiore allo 0,05 per cento in Siria. Le organizzazioni umanitarie, che avrebbero potuto essere meglio preparate se le previsioni fossero state più accurate, sono state prese di sorpresa dallo scoppio della guerra civile siriana nel marzo 2011, che ha comportato la fuga di circa 13 milioni di persone.

Il raggruppamento di singoli modelli per massimizzare i loro punti di forza e eliminare le debolezze ha portato a grandi miglioramenti. Il primo modello di sintesi, l’ Early Warning Project, è stato lanciato nel 2013 per prevedere nuovi casi di stragi di massa. Gestito da ricercatori del Museo dell’Olocausto degli Stati Uniti e del Dartmouth College, afferma di avere raggiunto l’80 per cento di accuratezza nelle sue previsioni.

I miglioramenti nella raccolta dei dati, nella traduzione e nell’apprendimento automatico hanno ulteriormente fatto avanzare il campo. Un nuovo modello chiamato ViEWS, ideato dai ricercatori dell’Università di Uppsala, offre un enorme impulso alla capacità di cogliere i dettagli. Concentrandosi sui conflitti in Africa, offre letture predittive mensili su più regioni all’interno di un dato stato. La sua soglia per definire una situazione violenta si attiva a partire da un solo episodio mortale.

Alcuni ricercatori affermano che esistono modelli predittivi privati, in alcuni casi classificati, che sono probabilmente migliori di qualsiasi altro prodotto pubblico. Le preoccupazionirelative al fatto che rendere pubbliche le previsioni potrebbero minare la diplomazia o cambiare il risultato degli eventi mondiali non sono infondate. Ma questo è esattamente il punto. I modelli pubblici sono abbastanza buoni da favorire gli aiuti diretti dove è necessario e avvisare le persone più vulnerabili affinchè si mettano in condizioni di sicurezza. Se usati correttamente, potrebbero cambiare le cose in meglio e salvare vite umane.

All’interno di un modello di conflitto

Il percorso dall’evento sul campo alla previsione richiede complessi processi d’analisi, quindi abbiamo elaborato un diagramma di un modello idealizzato, che fa riferimento ai seguenti passaggi:

1. Gli incidenti legati a conflitti e proteste, insieme a molte altre variabili strutturali, vengono inseriti nei modelli costituenti. Le variabili di input includeranno aspetti come la densità di popolazione, la crescita del PIL, il tempo di viaggio per arrivare alla città più vicina, la proporzione di terra sterile, gli anni dall’indipendenza e la forma di governo.

2. Diversi modelli, ognuno dei quali utilizza un suo metodo, calcolano una probabilità di conflitto. I modelli costituenti potrebbero essere un modello di regressione della storia dei conflitti, un modello di risorse naturali e un modello di apprendimento automatico aggregato.

3. I risultati dei modelli costituenti vengono combinati per produrre un punteggio di rischio finale.

Dove colpirà la violenza di massa

Nel mondo della previsione dei conflitti, c’è un vero e proprio truismo: il miglior predittore di violenza è una storia di violenza. Una conferma è rappresentata dalle previsioni dell’ Early Warning Project 2019 per i siti di nuove stragi di massa, definite come la morte di oltre 1.000 civili in un anno a causa dell’azione deliberata di gruppi armati (le cifre del 2020 non erano disponibili al momento della stampa): Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, India e Myanmar si posizionano tra i 30 paesi a più alto rischio.

Le classifiche globali evidenziano anche alcune carenze del modello. Il Venezuela è in una posizione bassa, nonostante la convinzione diffusa che le violenze illegali da parte delle forze di sicurezza siano diffuse. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, nonostante la crescente minaccia di stragi da parte dei suprematisti bianchi.

Myanmar – Si è parlato del rimpatrio dei rifugiati Rohingya e della protezione del governo, ma la violenza etnica contro la minoranza musulmana ha purtroppo continuato a crescere.

India – Nel febbraio 2019, un attentatore suicida del Pakistan ha fatto esplodere camion paramilitari indiani. Da allora, si sono verificati nuovi episodi di violenza, incentrati sulla contesa regione del Kashmir.

Venezuela – Un rapporto delle Nazioni Unite a luglio 2019 suggeriva che il governo aveva effettuato oltre 9.000 omicidi extragiudiziali nei 18 mesi precedenti. Il modello non li ha codificati come omicidi politici sistematici, con conseguente riduzione del rischio.

Cina – Le dimensioni della popolazione cinese, la libertà limitata e la storia di violenza di massa contribuiscono al rischio di nuove stragi. Le tensioni sembrano aumentare, poiché le proteste a Hong Kong hanno suscitato accuse di brutalità da parte della polizia.

Stati Uniti – A settembre, il Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti ha riconosciuto il terrorismo suprematista bianco come una minaccia alla sicurezza nazionale. Diverse stragi di massa rivolte contro le minoranze indicano un fenomeno che il modello non riesce a cogliere.

Un caso particolare: la violenza etnica in Etiopia

Nell’aprile del 2018, Abiy Ahmed ha prestato giuramento come primo ministro dell’Etiopia, promettendo di porre fine a anni di disordini etnici e proteste antigovernative. Gran parte della comunità internazionale pensava che Ahmed, di etnia mista Oromo e Amhara, potesse inaugurare un’era di unità e riforma. Ha ricevuto il premio Nobel per la pace all’inizio di ottobre, principalmente per la sua ricerca di un accordo di pace con la vicina Eritrea dopo una guerra di 20 anni. La situazione, però, appare controversa, poiché i cittadini etiopi non hanno sperimentato la pace. Lo scorso dicembre, la violenza etnica ha costretto quasi 3 milioni di persone ad andarsene dalle loro case.

Durante le violenze, ancora in corso, il modello ViEWS dell’Università di Uppsala ha fatto delle previsioni su ciò che accadrà in Etiopia.

I risultati mostrano lo sviluppo del campo della predizione del conflitto: ViEWS può prevedere tre diversi tipi di rischio di conflitto – statali, unilaterali e non statale – in una griglia geografica con celle di soli 55 chilometri di lato e prendere in considerazione anche un solo evento mortale attribuibile alla violenza organizzata. Questo tipo di risoluzione, impossibile solo pochi anni fa, promette di rendere le previsioni molto più utili per le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie che stanno cercando di favorire i processi di pace.

Per illustrare meglio come funziona, abbiamo identificato cinque momenti chiave tra giugno 2018 e luglio 2019 quando il conflitto in Etiopia è diventato più aspro. Li abbiamo quindi confrontati con i risultati di ViEWS per vedere se la violenza era stata correttamente prevista in anticipo e in che modo, quando il modello ha sbagliato le sue ipotesi, gli eventi hanno modificato le sue previsioni.

Agosto 2018 – Il governo etiope ha cercato di sciogliere una milizia locale, la Liyu police, accusata di efferatezze dalle organizzazioni per i diritti umani nella regione dei Somali, abitata in maggioranza da popolazioni somale, e ha cercato di estromettere il suo presidente, scatenando una serie di violenti scontri.

17%
Probabilità di conflitto a luglio del 2018

17%
Probabilità di conflitto a ottobre del 2018

Il modello aveva identificato questa particolare regione con un rischio molto elevato di conflitto, una possibilità di 1 su 6. La previsione si è rivelata giusta.

Settembre 2018 – I soldati dell’etnia Oromo, che costituiscono un terzo della popolazione dell’Etiopia, sono tornati ad Addis Abeba dopo un conflitto in Eritrea. Le tensioni etniche sono scoppiate, portando all’uccisione di 35 persone, la maggior parte di altri gruppi minoritari.

1%
Probabilità di conflitto ad agosto del 2018

22%
Probabilità di conflitto a novembre del 2018

Il modello non ha funzionato bene nelle sue previsioni. La capitale, Addis Abeba, è generalmente a basso rischio di conflitto grazie a infrastrutture, polizia e crescita economica relativamente buone.

Novembre 2018 – Il Primo Ministro Ahmed ha effettuato una serie di arresti per i conflitti etnici tutto il paese. Episodi di violenza tra Oromo e gruppi etnici somali, che hanno provocato 22 morti nel villaggio orientale di Tuli Guled.

1%
Probabilità di conflitto a ottobre del 2018

9%
Probabilità di conflitto a gennaio del 2019

Gli arresti sono stati distribuiti in tutto il paese e la previsione a livello nazionale di possibili atti violenti è salita al 67 per cento. Il modello non prevedeva con precisione dove si sarebbe verificata la violenza, il che spiega il punteggio basso in questa regione.

Dicembre 2018 – Un’ondata di violenza ha colpito la città di Moyale dopo che i governi regionali hanno affidato i compiti di sicurezza al governo federale. La violenza è culminata in una sparatoria in un hotel locale che ha causato almeno una dozzina di morti.

7%
Probabilità di conflitto a novembre del 2018

10%
Probabilità di conflitto a febbraio del 2019

I rifugiati fuggono spesso dall’Etiopia al Kenya attraverso Moyale, e i gruppi etnici Oromo e Somali hanno un passato di scontri in questa zona. ViEWS ha correttamente etichettato l’area con un rischio relativamente elevato.

Giugno 2019 – Dopo un tentativo di colpo di stato contro il governo dello stato di Amhara da parte di leader militari, il governo federale ha ordinato un blackout di Internet per cinque giorni. La polizia ha arrestato oltre 250 persone sospettate di partecipazione al colpo di stato, molte appartenenti al gruppo etno-nazionalista di Amhara.

1%
Probabilità di conflitto a maggio del 2019

14%
Probabilità di conflitto ad agosto del 2019

I colpi di stato sono, per loro natura, un evento complesso. Il modello non lo prevedeva, ma la probabilità di conflitto è aumentata drammaticamente dopo il colpo di stato.

(rp)

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