Il caso NSA suscitato dalle rivelazioni di Edward Sneuwden sulla gigantesca raccolta di dati telefonici e Internet attuato, e tuttora in corso, da parte dell’Agenzia per la Sicurezza Americana è molto importante e merita qualche chiarimento.
di Alessandro Ovi
La coincidenza con il primo incontro tra i presidenti Americano e Cinese, che ha toccato in profondità le attività di spionaggio elettronico, ha suscitato infatti un polverone di commenti sul mondo digitale che hanno mescolato aspetti completamente diversi: la protezione della Privacy, lo Spionaggio Industriale, la guerra digitale.
Privacy: Il caso NSA riguarda il tema delicato, a lungo discusso dall”undici settembre’ in poi, della necessità di mediare tra la protezione dal terrorismo e quella della privacy.
Almeno nei primi anni dopo l’attentato alle Torri Gemelle, l’opinione pubblica americana è stata nella sua maggioranza pronta a rinunciare almeno in parte alla sua privacy per permettere al governo la raccolta di dati utili a prevenire azioni terroristiche. Di questo argomento si parla abbondantemente in queste pagine, e online a (“Eccessi nei controlli dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale Americana?“, “Google e Facebook contro la NAS“, e “Reazioni Europee alla ‘Raccolta dati’ della NSA Americana“). Si affrontano il tema del crescente dibattito Americano sulla legittimità dell’allargamento il ruolo della NSA, il comportamento dei grandi operatori Internet, il crescente confronto tra EU e US. E’ importante evitare la confusione tra la raccolta di dati di telefonate e comunicazioni internet cui il sistema NSA si riferisce, e il problema della pubblicazione delle registrazioni delle intercettazioni telefoniche, così sensibili nell’ambiente Italiano.
Spionaggio: Il dialogo tra Obama e Xi ha toccato il tema completamente diverso dello spionaggio industriale via internet del quale gli Stati Uniti accusano pesantemente la Cina.
Il rapporto Madiant fatto divulgare dagli Americani ha tentato di fornire le prove di una massiccia e continua attività di spionaggio via internet effettuata da centro di Shangai.
Tuttavia, già nell’articolo della nostra rivista, si faceva notare un dubbio che emerge dal rapporto Mandiant. Si osserva come sia strano che questi ‘furti’ siano avvenuti senza nessuna attenzione a nascondere la provenienza dell’attacco informatico.
Il rapporto si domanda addirittura come sia possibile che gli operatori che hanno compiuto queste intrusioni non fossero affatto ‘professionali’. Inoltre anche aziende in Canada, Regno Unito, Sud Africa e Israele sarebbero state prese di mira.
Il fatto però che gli aggressori non si siano preoccupati di utilizzare metodi noti per nascondere il loro indirizzo IP, fa dubitare cha alle loro spalle possa esserci realmente l’esercito cinese, la cui competenza informatica viene valutata di buon livello.
Madiant è certamente interessante, ma ancor più interessante è che non tutti i commenti dei lettori sono stati come al solito negativi nei confronti dei cinesi. Ancor più interessante è stato leggere ieri su una fonte autorevole, come ‘Businessweek Technology Insider’, una secca smentita della provenienza cinese di queste attività di Cyber crime, con il lancio del sospetto che all’origine vi siano operatori dell’Est Europa. Business riprende l’opinione dei più grandi operatori internet del mondo (Microsoft, Apple, Facebook, Twitter…) che alla Conferenza di Barcellona hanno condiviso le loro esperienze di vittime di attacchi di ‘Cyber crime’ e hanno convenuto che la minaccia viene da molti paesi e quasi sempre per motivi commerciali e non politici.
Guerra Digitale: La presenza tra gli oggetti di spionaggio industriale dei sistemi di controllo di grandi infrastrutture di Energia, trasporti e telecomunicazioni, ha allargato il discorso a un terzo tema, quello della guerra elettronica alla quale tutti i grandi paesi al mondo si stanno preparando, e non solo per la difesa da attacchi via internet ma anche per l’attacco di ritorsione.
Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno recentemente istituto, con una missione allargata USCYBERCOM, una unità delle Forze Armate che risponde al Comando Strategico dell’Esercito. L’allargamento della missione consiste proprio nel preparare non solo le misure di difesa di tutte le strutture strategiche del paese, ma anche di essere pronto a eventuali ritorsioni.
(AO)