I tagli attuati da SolarCity svelano le difficoltà dinanzi al piano di Elon Musk

Con il calo degli ordini per i suoi pannelli solari, SolarCity taglia sui costi e cerca una nuova strategia.

di Richard Martin

A poche settimane dall’annuncio del piano per l’acquisizione di SolarCity da parte di Tesla Motors, la produttrice di impianti fotovoltaici residenziali ha annunciato tagli e licenziamenti. Questa mossa rappresenta una delle varie ragioni per cui dubitare del “piano maestro” di Elon Musk, secondo cui unire due società in perdita sarebbe una buona idea.

In un annuncio di pochi giorni fa, la società ha detto di “aspettarsi una nuova crescita nel 2017”, precisando però che sarebbero occorsi dei tagli nel breve termine. Unita ai commenti da parte di Musk sugli scoraggianti guadagni della società e sugli ultimi sviluppi nel mercato del solare residenziale, la mossa non pare unicamente una misura provvisoria ma un allarmante segnale di problemi più gravi.

SolarCity sta faticando a trovare un business model da sostituire ai contratti di locazione ventennale che a lungo hanno alimentato la crescita della società ma che ormai non interessano più banche e privati. Meno di tre mesi fa, la società ha presentato un programma di prestito per attirare i clienti interessati ad acquistare piuttosto che affittare i pannelli, ma l’offerta non è riuscita ad accrescere gli ordini dei suoi prodotti.

La grandiosa visione di un gigante industriale che integri energia solare ed automobili elettriche sembra sempre più una realtà distorta. L’apertura di una imponente fabbrica di pannelli solari di SolarCity a Buffalo, New York, è già stata posticipata alla metà del 2017. Alcuni analisti hanno stimato che la fabbrica arriverà a perdere fino a $150 milioni l’anno una volta raggiunto il regime di produzione massimo.

Come se non bastasse, nessuno sa quante persone siano realmente interessate ad attrezzare le proprie abitazioni con pannelli di SolarCity, una batteria Tesla Powerall ed un sistema di ricarica per le loro Tesla. In sostanza, questa ultima mossa da parte di SolarCity potrebbe essere un segnale che la fusione delle due società con perdite combinate pari a $1.6 miliardi non è da farsi.

SolarCity ed altri produttori di pannelli fotovoltaici per coperture avevano inizialmente riscosso un grande successo grazie ai sussidi governativi che avevano convinto le banche ad approvare concessioni favorevoli verso i loro clienti. L’estensione dei crediti d’imposta di fine 2015 ha segnato l’inizio di una nuova fase di crescita per l’energia solare, ma società quali SolarCity e SunEdison, che lo scorso aprile ha avviato l’istanza di fallimento, stanno avendo difficoltà a beneficiarne a causa dei continui cambiamenti del mercato. Nell’annuncio dei tagli da parte di SolarCity è passata inosservata la presentazione di un piano per offrire fino a $124 milioni in “bond solari” – a termini molto meno favorevoli per la società rispetto alle offerte precedenti.

La ristrutturazione di SolarCity potrà sembrare la prima esitazione che presagisce il collasso dell’impero elettrico di Musk.

(MO)

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