I piani climatici di Biden e Sanders a confronto

Biden non ha intenzione di spendere quanto il suo rivale in campo democratico, ma presta una maggiore attenzione alle strategie per costruire una coalizione più ampia.

di James Temple

Le primarie del Super Tuesday hanno di fatto ristretto il campo presidenziale democratico a una gara a due, infiammando la battaglia tra le ali moderate e progressiste del partito.

Le differenze sono particolarmente evidenti sulla questione dei cambiamenti climatici, in cui i leader – l’ex vicepresidente Joe Biden e il senatore Bernie Sanders – hanno visioni nettamente contrastanti di ciò che serve e si potrebbe realizzare.

Biden ha sempre rivendicato la “via di mezzo” sulla questione, sperando di conquistare ambientalisti e operai, come “Reuters” ha fatto notare fin dall’inizio. Strizzando l’occhio all’ala sinistra, il suo piano per il clima ha adottato in parte il linguaggio populista del Green New Deal, da lui definito “una strategia cruciale”. 

Ma i suoi tempi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra – emissioni nette zeroentro il 2050 – sono molto più dilazionati di quelli richiesti da Sanders. Nel suo piano propone di spendere circa un decimo di quanto indicato dal suo rivale, ossia 1,7 trilioni di dollari in 10 anni rispetto a oltre 16 trilioni.

Biden parla anche di un mix più ampio di strumenti per questa transizione, incluso lo sviluppo di centrali nucleari avanzate e tecnologie in grado di catturare l’anidride carbonica dagli impianti a combustibile fossile. Sanders, invece, auspica che tutto il settore energetico e il trasporto terrestre della nazione funzionino con fonti rinnovabili come il vento e il solare entro 10 anni. Rifiuta inoltre i sistemi di cattura di carbonio perché potrebbero estendere la nostra dipendenza dai combustibili fossili, è contrario a nuove centrali nucleari e propone di iniziare a chiudere quelle esistenti.

Il senatore intende anche vietare il fracking, porre fine all’importazione e all’esportazione di petrolio e gas e avviare indagini civili se non penali sull’industria dei combustibili fossili (si veda l’analisi completa del piano climatico di Sanders).

Come la maggior parte dei candidati sul campo, Biden si è impegnato a rientrare nell’accordo di Parigi e a collaborare con i leader mondiali per aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Infine, afferma che chiederà di eliminare i sussidi per i combustibili fossili in tutto il mondo. 

Come altri, sta scommettendo molto sull’innovazione, con una proposta di spesa di 400 miliardi di dollari in 10 anni e con la creazione di una nuova agenzia, l’ARPA-C, per accelerare la ricerca su piccoli reattori nucleari modulari, la cattura del carbonio, lo stoccaggio dell’energia su larga scala all’interno di una rete elettrica e metodi a basse emissioni per la produzione di acciaio, cemento, idrogeno e alimenti.

Di seguito illustriamo le posizioni di Biden su altre questioni energetiche chiave:

Elettricità: a differenza della maggior parte dei suoi rivali democratici, Biden non ha annunciato una data di riferimento per l’eliminazione delle emissioni dal settore elettrico. Dice solo che tutti i comparti dovrebbero essere a emissioni zero di carbonio entro la metà del secolo, e che intende mettere in atto una legislazione nel suo primo anno che creerà un “meccanismo di applicazione” con “obiettivi cardine” entro il 2025.

Veicoli: i piani di trasporto di Biden sono chiari su scadenze e impegni di finanziamento. Ma vuole accelerare il passaggio a auto e camion più puliti, ripristinando i crediti d’imposta per i veicoli elettrici, costruendo mezzo milione di stazioni di ricarica in tutta la nazione e attuando norme di chilometraggio dei veicoli più rigorose. E’ sua intenzione trovare modi per incoraggiare lo sviluppo di carburanti sostenibili per gli aerei, ridurre l’espansione urbana e aumentare il trasporto pubblico e i sistemi ferroviari ad alta velocità.

Prezzo del carbonio: in una dichiarazione al “Washington Post” il comitato elettorale di Biden ha appoggiato la fissazione di un prezzo sul carbonio, attraverso un intervento fiscale o un programma cap-and-trade.

Fracking: a differenza di Sanders e Warren, Biden non sta chiedendo il divieto di fracking, un metodo di perforazione ampiamente utilizzato per l’estrazione di gas naturale e petrolio, ma è a favore di “limiti all’ inquinamento da sistemi aggressivi di estrazione del metano” e di altri regolamenti più severi sul settore.

Fattibilità e rischi: con una posizione moderata sulle questioni climatiche, Biden può fare appello a una coalizione più ampia, compresi i sindacati, che potrebbe essere la chiave per costruire il necessario sostegno politico.

L’abbandono del nucleare e del carbonio può essere uno strumento fondamentale per ridurre le emissioni nel modo più rapido ed economico possibile, anche nel settore industriale. Non parlando solo di divieti, Biden eviterebbe di affrontare battaglie molto impegnative negli stati chiave, come la Pennsylvania e l’Ohio, che si affidano all’industria del gas naturale.

Ma i repubblicani ostacoleranno decisamente un pacchetto di spese federali di 1,7 trilioni di dollari. Il settore dei combustibili fossili continuerà a respingere le richieste di riduzione delle emissioni o di aggiunta di sistemi costosi per catturarle. E alcuni gruppi che si oppongono al cambiamento climatico hanno già criticato aspramente Biden per la sua mancanza di coraggio. Ciò potrebbe smorzare l’entusiasmo per la sua candidatura, in particolare tra la crescente quota di giovani elettori che vedono i cambiamenti climatici come una “grave minaccia” e respingono qualsiasi politica dei piccoli passi.

Foto: Jon Biden a un evento elettorale.Gerald Herbert

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