Girare pagina. L’e-book e il mercato editoriale

Compito di un articolo rigorosamente tradizionale per una rivista all’avanguardia come questa non può che essere quello di contestualizzare la realtà e le tendenze degli e-book entro due scenari tra loro sovrapponibili: quello della dinamica dei consumi culturali in Italia, da un lato, e quello dell’innovazione tecnologica stimolata dall’avvento del digitale, dall’altro.

Dal punto di vista dei consumi culturali che potremmo definire, in prima battuta, tradizionali, il tempo dei moderni segnala tendenze positive e incrementali francamente sorprendenti, soprattutto per quanti hanno in questi anni discettato sbrigativamente di tramonto della cultura o, più specificatamente, di morte del libro cartaceo. Eppure, la lettura, nonostante alcune stime degli editori tendenti sempre al pessimismo, sembra contare su una ripresa sistematica nell’ultimo decennio. I dati parlano chiaro: aumenta lievemente il numero dei lettori sul totale della popolazione. Dal 1993 al 2006 si è passato dal 38,1% al 44,1% di lettori di almeno un libro non scolastico all’anno. Il dato è ancor più rilevante se si considera che l’aumento è stato costante dal 1999 e che le percentuali raggiunte negli ultimi anni sono sostanzialmente più alte delle medie del passato. A queste cifre vanno aggiunte le stime inerenti i cosiddetti “lettori morbidi”, e cioè quanti non si riconoscono immediatamente come lettori, che per l’ultimo anno ammontano al 12%.

Aumenta più significativamente il numero dei libri letti pro capite ogni anno e si assiste ad un aumento dei “lettori forti”, quelli che superano i 12 libri per anno con un conseguente calo dei “lettori deboli” (da uno a tre libri). Quel che colpisce chi si avvicina a questi dati, soprattutto se non ha consuetudine storica con lo scenario dei consumi culturali, è che l’espansione della lettura del libro cartaceo aumenta persino tra i giovani, e cioè nella platea più sintonizzata sul dispositivo degli e-book. Proprio tra i giovanissimi, dagli 11 ai 17 anni, in armonia con la diffusione delle nuove tecnologie, si segnala l’indice di lettura più alto. La sorte del libro tradizionale non è dunque segnata e si può assumere serenamente che, anche in questo caso, le profezie apocalittiche dovranno aspettare un altro treno, anche se non perderanno il loro appeal retorico.

Tutto questo avviene in presenza di un incremento ovviamente più marcato di tutti i comportamenti di “consumo” culturale che si fondano su un supporto digitale, anche se i dispositivi comunicativi più fortunati sembrano quelli più semplici sul piano cognitivo (il caso della esplosiva fortuna delle telecamere digitali, ma anche quella dei cellulari, merita certo più attenzione da parte degli studiosi di accessibilità).

Queste condizioni di contesto, nella loro conciliabilità, prospettano al bene-libro un futuro interessante. Forse persino più intrigante del suo passato almeno in un contesto di smilitarizzazione dei confini ristretti ed elitistici della tradizione del piccolo mondo antico dei lettori. E’ in questo contesto che i tempi sembrano maturi per l’affermarsi del fenomeno e-book dopo i fallimentari tentativi di diffusione e di digitalizzazione dei testi dei primi anni Novanta, che avevano ancora una volta stimolato aspettative sproporzionate e impazienti poi rapidamente frustrate. Il generale incremento delle capacità comunicative degli individui moderni, la maggior familiarità con i servizi resi dalla tecnologia digitale e lo sviluppo della rete, hanno condotto ad un graduale avanzamento che ha riguardato il print on demand, il self pubblishing (è recente, anche in Italia, il successo del sito lulu.com che ha visto crescere i suoi introiti del 300% nell’ultimo anno) e quindi il mondo dell’e-book. Con questo termine si intende infatti non soltanto l’apparato fisico di supporto, quello invero ancora poco diffuso a causa dei problemi tecnici legati alla lettura su schermo, ma anche la varietà di contenuti accessibili e scaricabili on line.

Non può mancare ora un riferimento a quel che rischiamo di perdere nel passaggio al futuro. Sebbene questo approccio venga spesso formulato in termini inefficacemente nostalgici, è impossibile non misurarsi con la questione della qualità ed autonomia dalla esperienza sociale del libro. La percezione della lettura tradizionale si compone a ben vedere di dimensioni diverse: il fascino delle pagine, la forza emancipante del libro come serbatoio di passioni e stimolazioni, la felicità insita nell’esperienza e nel “raccoglimento” della lettura sono tutte dimensioni e ricchezze non ancora condannate alla polvere ed all’oblio. C’è una citazione con cui Umberto Eco chiude la presentazione del suo romanzo che è francamente illuminante sulla tavolozza di sentimenti ed emozioni connesse alla lettura: In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro. è una citazione preziosa non solo perché Eco l’attribuisce all’autore dell’Imitazione di Cristo, ma anche perché gli serve per definire il suo lavoro come ” storia di libri, non di miserie quotidiane”.

Più recentemente, Erri De Luca ci ha consegnato una recensione dei benefici dei libri persino più corporale: “sono stati la vita seconda… i libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare… è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava”. Non è pensabile che tutto questo perisca solo perché arriva un supporto più moderno e comunque diverso. Non è la prima volta, del resto, che l’avvento di una nuova tecnologia ha come effetto l’annuncio della morte della vecchia. Ma molto spesso queste profezie cadono nel vuoto. L’e-book difficilmente soppianterà il testo stampato, ma sicuramente comporta, e lo farà in maniera più massiccia nel prossimo futuro, una ridefinizione dei parametri che definiscono il mercato editoriale e distributivo. Sul filo di una riflessione che in questi anni ha riguardato il concetto di beni universali, Eletti e Cecconi notano che nell’e-book, a differenza del libro cartaceo, le dimensioni di bene pubblico e bene privato sono separate. Ciò comporta un inevitabile ripensamento della figura e dei compiti dell’editore tradizionale, dei canali distributivi e quindi anche delle stesse strategie di vendita e promozione del testo e infine delle norme che regolano il mercato librario. Quale che sia il futuro, è legittimo ipotizzare che nella giovane esperienza della lettura garantita dal codice digitale si aprano avventure di democratizzazione dell’esperienza e di sperimentazione culturale inedite e ricche di potenzialità, soprattutto nell’universo dei più giovani e più alfabetizzati ai nuovi media. L’utilizzo del personal computer tra i giovani compresi nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni è diffuso per il 77% e si mantiene comunque più alto della media fino alla fascia d’età 55-59. Un analogo andamento ha l’utilizzo di internet, passato nell’ultimo anno dal 34,1% al 36,8%. Lo sviluppo delle nuove tecnologie e dell’e-book delinea un tipo di “lettura frammentaria” (la definizione è dello storico Roger Chartier) tipica della contemporaneità.

Quel che sappiamo degli incroci tra esperienze culturali del passato e trasformazioni imposte dalla rete vanno nella direzione di consentire sia pubblici specifici per età e per “censo culturale” che incroci e intrecci tra il vecchio e il nuovo. Valga su tutte l’esperienza comparativa del giornalismo. La crisi dei quotidiani cartacei è certo più antica dell’avvento della rete, anche se circola nel dibattito culturale più provinciale un’equazione ignorante, o banalmente rassicurante, che appende ai giornali on-line il declino dell’informazione. A ben vedere, il complesso dell’esperienza delle news ottenibile tramite il supporto cartaceo e attraverso le testate on-line è quasi certamente più ricco del passato, senza contare l’aspetto di personalizzazione delle scelte che l’informazione digitale sottolinea perfino enfaticamente. Certo, in questo settore l’innovazione del nuovo linguaggio è stata più veloce che nel campo dell’editoria libraria. Al di là di questioni giuridiche ed economiche, c’è da dire che forse il libro è, nella tastiera dei bisogni culturali dei moderni, meno compromesso e ingiallito del prodotto-giornale e dunque più facilmente esposto alla chance della ri-mediazione e di sperimentazione di nuove modalità di integrazione e di apertura alla cultura. Lo spazio tecnologico diventa l’Università di quanti l’Università non si possono permettere per vincoli temporali, spaziali, economici o formativi. L’accesso agli universali della cultura viene mediato, in questo caso, non più dall’istituzione con vocazione universalistica, ma dall’uso di supporti più accessibili come costi (si spende meno, ad esempio per un cd-Rom contenente un’enciclopedia, rispetto allo stesso prodotto cartaceo), più comodi come fruizione, di percorsi più facilmente personalizzabili, aperti a molteplici possibilità di integrazione, verifica, approfondimento (dimensione garantita soprattutto dalla Rete).

è auspicabile, dunque, l’integrazione tra l’universo delle nuove tecnologie, sempre più familiare agli italiani, e la dimensione tradizionale, ritualistica e magica della lettura dei libri. Considerando il forte impatto dei new media su alcune categorie di utenti, le case editrici iniziano ad aggiungere alla tradizionale vendita e promozione dei libri strategie di pubblicizzazione on line, quel quid utile a rendere l’impatto più forte, studiando una grafica integrata con quella prevista per il lancio del libro off line (copertina, espositori, segnalibri, gadget, etc.). Un’occasione per avvicinare gli internet users alla lettura; sfruttando la multimedialità, si approda ad un approccio diverso, interattivo e dinamico, in grado di attirare l’attenzione dei lettori digitali e di superare l’essenzialità della carta stampata. Inoltre, nel web, il libro continua a vivere e ad offrire spunti anche a lettura conclusa, generando un intenso scambio di opinioni, immagini, riflessioni, idee attraverso gli spazi di interattività aperti dalla Rete.

Perché non aprirsi, allora, ad uno scenario in cui le innovazioni tecnologiche e fisiche del libro raffigurino una cosmogonia inedita dei bisogni di riconoscimento e di cultura degli esseri umani del nostro tempo? E perché non considerare anche qui l’ipotesi che il pubblico degli e-book sia trasversale a quello del corpo cartaceo, determinando una nuova soggettività della lettura comunque esperita?

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