Facebook rimuove centinaia di fonti di spam politico

Procede l’operazione di pulizia del social network a poche settimane dalle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti.

di Martin Giles

La notizia: Facebook ha rimosso 559 pagine e 251 profili americani che violavano le norme anti-spam. Alcune pagine continuavano a ripresentare contenuti identici, mentre gli spammer ricorrevano a molteplici profili fasulli per celare il coordinamento fra le loro azioni. In alcuni casi, a perpetrare l’operazione erano “ad farm” che, per aumentare il numero di click, si fingevano forum per ospitare dibattiti politici legittimi. La società ha spiegato al New York Times che l’operazione ha portato alla rimozione di un numero di pagine e profili americani associati a tentativi di influire sulle campagne politiche senza precedenti.

Spam a profusione: Facebook non ha menzionato pubblicamente pagine e autori dei profili rimossi, ma testate come il Washington Post hanno pubblicato diversi esempi. Fra le pagine incriminate figuravano “Reverb Press”, una editrice di sinistra con oltre 700.000 follower, i cui post presentavano termini quali “feccia politica” per riferirsi al partito Repubblicano. “Nation in Distress”, una pagina con oltre 3 milioni di follower, si descriveva come la prima pubblicazione online ad aver supportato la presidenza Trump.

Russia e spam: Il social network ha anche rimosso profili e pagine gestite dalla società russa Social Data Hub, impegnata nella raccolta di dati sugli utenti di Facebook. La società sta continuando a indagare sul servizio, le cui attività sembrerebbero analoghe a quelle di Cambridge Analytica, responsabile dello scandalo che ha risvegliato l’attenzione verso l’utilizzo dei dati e il rispetto della privacy.

Polizia politica: Tracciare il confine fra dibattito legittimo e fake news può essere veramente difficile; persino le intelligenze artificiali più avanzate faticano a distinguerle. È possibile che Facebook venga accusata di censura politica, un rischio che, però, pare disposta a correre in seguito alle interferenze con le elezioni presidenziali del 2016. Nonostante tutto, non esiste alcuna garanzia che il social network riesca a bloccare operazioni analoghe.

(MO)

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