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    Executive Master in Technology and Innovation Management: dove i talenti emergenti s’incontrano per continuare a crescere.

    Tra i tanti istituti e università, Bologna vanta una delle più importanti scuole di management europee e, certamente, una delle più innovative in Italia.

    di Matteo Ovi

    Il 28 ottobre scorso abbiamo partecipato alla presentazione dei project work finali dell’Executive Master in Technology and Innovation Management, tenutasi presso la Alma Graduate School di Bologna.

    Questa, è una delle più importanti scuole di management europee e, certamente, una delle più innovative in Italia.

    Il master si rivolge a professionisti ad alto potenziale, con più di 3 anni d’esperienza nell’area tecnica di imprese orientate all’innovazione (tecnici, ingegneri, progettisti, ricercatori).

    La scuola attribuisce un forte valore alla generazione e allo sviluppo industriale di innovazioni tecnologiche, indispensabili per garantire alle imprese la possibilità di conseguire e mantenere una posizione competitiva di successo sui mercati internazionali.

    L’obiettivo del Master è sistematizzare la gestione e l’organizzazione della tecnologia e dell’innovazione di processo e di prodotto. Il percorso porta i partecipanti alla creazione di valore nei propri contesti lavorativi attraverso i più avanzati metodi di technology management.

    La cerimonia di fine corso è stata aperta con una nota di benvenuto da parte del Direttore Generale di Alma Graduate School, Alfredo Montanari, che ha ringraziato i partecipanti per l’impegno mostrato verso un corso impegnativo sia dal punto di vista del tempo richiesto, che della qualità di insegnamenti e collaborazioni che il corso raccoglie in se’.

    “Questo corso è fatto per chi vuole guardare avanti, e la qualità del lavoro basta a confermare la correttezza del corso”, ha detto.

    Montanari ha descritto la scuola come un pezzo di Italia che ha ancora la capacità di reagire, e si è raccomandato con i partecipanti di continuare a usare le sue sale come struttura familiare, come community stimolante all’interno della quale costruire una rete, come idea e come forma di scambio.

    Dopo questa nota introduttiva a una giornata che “è un po’ festa per le famiglie dei partecipanti, e un po’ cerimonia per le aziende presso le quali operano o con le quali hanno collaborato”, Montanari ha lasciato la parola agli studenti e alle loro presentazioni.

    Il corso aveva suddiviso i partecipanti in sei gruppi differenti, mettendo ciascuno in contatto con diverse aziende con le quali avrebbero dovuto interagire per la durata del corso e in chiave di un progetto finale. Quest’anno, le aziende partecipanti erano: Ferrari, Enel, Benelli Armi, Hera, Electrolux, Dallara, Ducati, Magneti Marelli, Sacmi, Scm Group, Zannini, Nemesis.

    Per non entrare nello specifico di ciascuno dei progetti, in alcuni casi gia vincolati da segretezza aziendale, possiamo dirvi che le tematiche affrontate hanno interessato campi altamente diversificati (salute, macchinari di lavorazione, social network, trasporti ibridi, infrastrutture turistiche), a dimostrazione della portata che il corso ha su tutti gli aspetti legati alla gestione di tecnologia e innovazione.

    Al termine delle presentazioni, la parola è passata a Andrea Pontremoli, CEO Dallara e Direttore Scientifico del master, il quale ha elogiato i team per aver imparato a comunicare con un pubblico più ampio. “La definizione di un obiettivo di gruppo comporta la creazione di un obiettivo comune ancora più importante”, ha detto.

    Inneggiando alla capacità di comunicare e interagire con figure diversificate, Pontremoli ha parlato di Cristoforo Colombo come di un imprenditore che ha saputo trovare un finanziatore, dei partner che condividevano il suo stesso obiettivo, che pur non essendo raggiunto (la scoperta dell’America fu un errore), porto a grandi risultati.

    “La cosa più importante nella vita, come per un’azienda, è riuscire ad avere un obiettivo comune. Con un obiettivo comune si possono cambiare rotta e obiettivo”.

    Pontremoli ha elogiato l’apertura mentale dei partecipanti. “Non avrei mai immaginato che ingegneri potessero pensare a progetti tanto flessibili. Il merito di questo corso è stato quello di aver modificato il DNA tecnico di ciascun partecipante senza stravolgerlo, bensì arricchendolo”.

    La diversità nel genere, nel sesso, nella cultura e nelle competenze sono una fonte di innovazione.

    Pontremoli ha elogiato l’apertura mentale dei partecipanti. “Non avrei mai immaginato che ingegneri potessero pensare a progetti tanto flessibili. Il merito di questo corso è stato quello di aver modificato il DNA tecnico di ciascun partecipante senza stravolgerlo, bensì arricchendolo”.

    La diversità nel genere, nel sesso, nella cultura e nelle competenze sono una fonte di innovazione. Le grandi innovazioni sono quelle che tolgono livelli di competenza alti per fare cose complicate. “Per avere innovazione bisogna mettere insieme competenze diverse. Il 60% dell’innovazione arriva da fornitori, clienti, università e istituti di ricerca.

    L’innovazione è un fenomeno sociale e segue le regole del sociale, della comunità”, ha aggiunto.

    La diversificazione puo essere vantaggiosa anche nelle aziende, perché con l’abbinamento di competenze differenti si ha modo di valorizzare il contributo dei singoli.

    Pontremoli ha concluso incoraggiando i partecipanti al master e le aziende presenti a pensare sempre dal basso, ponendosi quelle stesse domande che spesso e volentieri risultano disarmanti: Perché? Chi? Cosa? Quando?

    “Ponetevi sempre le domande che vi porrebbe un bambino. Abbiate la capacita di raccontare una storia. Coltivate una vostra unicità, le vostre passioni e i vostri difetti, perché il business si fa con le relazioni, perché è un fenomeno sociale”.

    (MO)

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