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In Usa i professori che propongono un’informazione aperta su temi come l’identità sessuale vengono attaccati sui social dagli attivisti conservatori

Tanya Basu

Il 12 luglio, Nancy Vera è stata svegliata improvvisamente a mezzanotte dal sibilo di un proiettile che ha attraversato la sua casa. Ha guardato una telecamera di sicurezza appena in tempo per vedere un camion che si allontanava. Vera è rimasta scioccata, ma non del tutto sorpresa. Presidente di Corpus Christi, Texas, filiale dell’American Federation of Teachers (AFT), aveva recentemente distribuito libri con personaggi LGBTQ durante un evento pride per studenti locali, insieme a una drag queen. 

Vera pensava che l’incontro fosse un’opportunità gioiosa per entrare in contatto con i genitori locali e regalare libri ai bambini. Ma i conservatori, compreso lo sceriffo locale, hanno definito l’evento un esempio di “grooming, di indottrinamento dei giovani nel nostro paese”. “Grooming” è un insulto comunemente usato dai devoti della teoria della cospirazione QAnon, per accusare persone e istituzioni di circuire i bambini farli entrare nei giri del traffico sessuale. “Questo tipo di discorsi porterà a conseguenze molto serie”, dice Vera. 

Corpus Christi, il luogo in cui vive, è diventato un punto di riferimento per i gruppi cristiani e conservatori negli Stati Uniti intenzionati a ottenere che determinati libri e argomenti a loro parere inappropriati per i bambini vengano rimossi dalle biblioteche e dai programmi di studio. Ora lo scontro sta diventando sempre più acceso, con le persone che prendono di mira gli account privati dei singoli insegnanti sui social media. 

Il 9 luglio, il gruppo conservatore County Citizens Defending Freedom (CCDF) ha tenuto un seminario pubblico a Corpus Christi sul monitoraggio dei programmi scolastici e sulla “ricerca sui social media di insegnanti, membri del consiglio scolastico, personale dei distretti scolastici e funzionari eletti”, con lo scopo di perseguitarli e molestarli online.

Seguo questo attuale movimento di messa al bando dei libri dalla scorsa estate e questo è il primo tentativo deliberato di monitorare strettamente insegnanti e personale scolastico“, afferma Jonathan Friedman, direttore di Free Expression and Education presso PEN America, un’organizzazione no profit che difende la libertà di espressione.

L’evento del CCDF rappresenta un passaggio cruciale nella recente ondata di divieti di libri in tutta l’America. Le questioni specifiche su cui si concentrano gli aspiranti censori variano. Alcuni genitori sono offesi dalle discussioni sulla razza in The Bluest Eye di Toni Morrison. Altri vogliono che i bambini siano tenuti lontani da libri che parlano di genere e orientamento sessuale, come Gender Queer di Maia Kobabe e All Boys Aren’t Blue di George Johnson. Altri ancora vogliono lasciare fuori dalle biblioteche testi che descrivono credenze o culture non cristiane.

La recente svolta che auspica il monitoraggio degli account degli educatori sui social media non è una sorpresa, afferma Friedman, date le origini del movimento in favore del divieto dei libri nelle bacheche di messaggistica online e nei gruppi di Facebook. “Questo è un movimento che si è formato online. Il problema è che stanno spostando l’obiettivo dalle scuole agli insegnanti e ai bibliotecari”, afferma Friedman. “E non si fermeranno qui”.

Vera ne ha verificato l’impatto in prima persona. Nella settimana successiva all’evento, dice, è stata bombardata da messaggi minacciosi e telefonate su Facebook. Nel tentativo di proteggersi, ora porta con sé lo spray di autodifesa Mace e ha installato telecamere di sicurezza domestica. Anche altri gruppi conservatori stanno monitorando gli account sui social media degli insegnanti. 

Moms for Liberty e la sua emanazione, Moms for Libraries, si sono impegnati in questo tipo di monitoraggio e hanno anche iniziato a distribuire “libri che parlano di libertà” con la casa editrice conservatrice Brave Books, che affermano di “rafforzare i giovani di questa generazione con valori conservatori, celebrando allo stesso tempo la gloria del Signore nell’agire quotidiano”.

Il Leadership Institute è un altro gruppo conservatore che ha giustificato questa tattica. “Chiunque entri nel discorso pubblico utilizzando i social media sta presentando le proprie opinioni personali o politiche affinché tutti possano vederle”, ha detto in una e-mail Matthew Hurtt, direttore delle relazioni con i laureati presso il Leadership Institute. “Se insegnanti, amministratori e funzionari eletti sposano opinioni discutibili sui social media, ci sono buone probabilità che stiano sposando tali opinioni in classe o nelle riunioni del consiglio scolastico”.

Sta emergendo uno schema chiaro: gli educatori che supportano l’insegnamento dell’educazione sessuale e discutono di questioni LGBTQ sono etichettati come “groomers”. Gloria Gonzales Dholakia, un membro del consiglio scolastico di Leander, in Texas, dice di essere stata definita groomer a una riunione del consiglio scolastico che è stata trasmessa online, portando a una sfilza di commenti pieni di odio. 

Un uomo che ha partecipato alla riunione ha fatto diverse osservazioni molto personali e ha avanzato l’idea che il marito di Gonzales Dholakia, seduto a pochi metri di distanza nella stanza, doveva essere un violento. “I miei figli stavano seguendo l’incontro online da casa. Ero talmente arrabbiata che avevo deciso di abbandonare tutto”, ricorda.  Gonzales Dholakia non ha mollato, ma la necessità di affrontare insulti e molestie online è un altro onere per gli insegnanti stremati dalla pandemia e da altri problemi, comprese le sparatorie di massa nelle scuole. Migliaia di insegnanti sono andati in pensione o hanno lasciato la professione negli ultimi due anni.

Chi resta deve cercare di capire cosa fare per proteggere se stesso e i propri colleghi. Ma le risorse per affrontare le molestie online nei confronti degli educatori sono scarse perché si tratta di un problema relativamente nuovo, afferma Viktorya Vilk, direttore per la sicurezza digitale e la libertà di espressione presso PEN America.

Questa organizzazione no profit che lavora per difendere e celebrare la libera espressione negli Stati Uniti e nel mondo attraverso il progresso della letteratura e dei diritti umani ha creato una guida per preparare e aiutare le persone a rispondere alle molestie online. Ma è troppo poco e forse troppo tardi, commenta Vilk: “Tanti educatori stanno lasciando il lavoro, in particolare donne e persone di colore. È davvero allarmante”.

Insegnanti come Vera si rifiutano di tirarsi indietro. Di recente si è unita ai colleghi in una controprotesta per esprimere le loro preoccupazioni sulla loro sicurezza e trascorrerà le prossime settimane prima che le scuole riaprano rafforzando le misure di protezione per i suoi colleghi. Il dipartimento di polizia di Corpus Christi sta indagando sulla sparatoria e l’AFT sta lavorando per installare telecamere di sicurezza nelle scuole e offre consigli ai nuovi insegnanti su come affrontare le molestie online.

Photo by Alexander Krivitskiy on Unsplash

(rp)