Criptovalute di Stato, crearle sicure ed eque si può

Le cryptocurrency pubbliche sono sempre più una necessità. Ecco come conciliare etica, sicurezza, privacy e innovazione

Ashley Belanger

La scorsa estate, una speciale sottocommissione del Senato degli Stati Uniti si è riunita per valutare i vantaggi del lancio di una valuta digitale della banca centrale statunitense, ovvero una CBDC. A guidare i senatori in questo nuovo mondo è stata invitata Neha Narula, direttrice della MIT Digital Currency Initiative.

Con cinque minuti a disposizione, Narula è riuscita a definire un quadro chiaro dei pro e dei contro di una rivoluzione della valuta statunitense che potrebbe rendere il sistema finanziario del Paese più accessibile ai propri cittadini. Non solo, ha anche proposto un quadro completo di come si potrebbe progettare una valuta digitale che prenda in considerazione dubbi di natura etica su privacy, sicurezza, equità e innovazione.

Che fosse la persona giusta per questo compito è testimoniato dal suo TED Talk del 2016 sul futuro del denaro, arrivato a più di 2,5 milioni di spettatori. Da allora, non ha che confermato la propria reputazione di testimone neutrale su di un argomento che pochissimi comprendono veramente e carico di implicazioni non solo tecniche, ma anche economiche, politiche e sociali.

“Effettuare pagamenti digitali senza un intermediario era impensabile prima d’ora”
Neha Narula

Narula ha scoperto il mondo delle valute digitali nel 2015, al termine del suo dottorato su database e sistemi distribuiti al MIT. Con uno spiccato interesse per le tecnologie che possono avere un’influenza sui problemi quotidiani, si è trovata spesso in compagnia di amici coinvolti nel mondo delle criptovalute.

Jeremy Rubin, per esempio, nel 2014 aveva contribuito alla raccolta di mezzo milione di dollari in Bitcoin da distribuire gratuitamente a più di 3.000 studenti. Proprio Rubin ha coinvolto Narula nel problema della scalabilità di Bitcoin: il sistema faticava ad elaborare il numero crescente di transazioni.

Esperta di scalabilità dei sistemi, Narula si immerse allora nel mondo non solo di Bitcoin, ma anche della tecnologia del denaro in generale e del funzionamento delle banche centrali, delle banche a riserva frazionaria, dei sistemi di pagamento e delle carte di credito. Ha visto un’opportunità per risolvere un problema reale aiutando a reinventare il modo in cui il denaro passa di mano in mano.

“Effettuare pagamenti digitali senza un intermediario sarebbe stato impensabile prima d’ora”, afferma Narula. “È la prima volta succede ed è merito di una tecnologia davvero interessante“.

Narula è entrata in Bitcoin proprio all’inizio della cosiddetta “blockchain war“, un periodo tra 2015 e 2017 che ha visto una vera e propria lotta per il controllo dei protocolli Bitcoin a fronte di una crescente base di utenti ed una serie di limiti imposti su limiti e dimensioni delle transazioni. Proprio questa guerra ha informato l’urgente fondazione della Digital Currency Initiative di cui Narula è direttrice al MIT di Boston.

“Si tratta di mondi molto diversi, quello delle criptovalute e il mondo delle banche centrali” Neha Narula

La sicurezza di bitcoin e le informazioni che il suo studio può fornire su altre criptovalute, rimane una priorità per la DCI.

Narula ha però esteso l’ambito dell’iniziativa con progetti pilota su una varietà di nuovi tipi di valute digitali. Una delle più grandi imprese della DCI è Project Hamilton, una collaborazione di ricerca pluriennale tra la DCI e la Federal Reserve di Boston che sta esplorando le sfide tecniche della progettazione di una CBDC.

Narula vede la DCI come territorio neutrale. “Si tratta di mondi molto diversi, quello delle criptovalute e il mondo delle banche centrali”, afferma. “Noi facciamo da ponte tra i due”.

Ma non è sempre facile. “C’è vera tensione“, afferma Shira Frank, consulente strategico di DCI. Quando Frank ha avviato le proprie ricerche sulle valute digitali nel 2018, la sua impressione fu che si trattasse di qualcosa di pericoloso e potenzialmente irrecuperabile. “Stanno correndo velocemente nella direzione sbagliata”, ricorda di aver pensato.

Fu Narula a convincere Frank che il potenziale delle criptovalute è ancora alto, inficiato solo da un’evoluzione frettolosa e mal pianificata. Secondo Narula, si può imparare dagli errori del passato e progettare nuove valute digitali al servizio delle persone.

Dovrebbe essere possibile progettare una CBDC che funzioni per “coloro che sono spesso i più svantaggiati” nell’attuale sistema monetario, afferma. Se implementato correttamente, potrebbe aiutare asemplificare i processi burocratici dei programmi di supporto sociale o eliminare le commissioni imposte per accedere al proprio denaro se non si ha un conto bancario.

All’inizio di quest’anno, Project Hamilton ha presentato l’idea di un veloce processore di pagamento in grado di gestire 1,7 milioni di transazioni al secondo. Questo genere di tecnologia renderebbe possibile il lancio di un CBDC negli USA. A marzo, il presidente Biden ha confermato con un ordine esecutivo il sostegno degli USA per una ricerca che potrebbe mantenere l’America al primo posto nella corsa alla tecnologia finanziaria.

I risultati di questa ricerca sono attesi per settembre. E gli Stati Uniti non sono l’unico paese che si rivolge alla DCI. L’Iniziativa vanta già collaborazioni con Bank of Canada e Bank of England.

L’idea che una banca centrale possa creare una propria valuta digitale rimane in mano alla classe politica di ciascun paese, ma la principale preoccupazione di Narula per qualsiasi nuova valuta digitale, sia essa una CBDC o una criptovaluta, è garantire che protegga la privacy degli utenti.

Prendiamo ad esempio la CBDC cinese, già utilizzata per condurre transazioni per miliardi di dollari.

Secondo gli esperti, la Cina si è riservata la possibilità di connetterla in futuro al sistema di credito sociale del paese, che permette al governo di valutare l’affidabilità dei propri cittadini supervisionandone i dati finanziari.

Le ripercussioni sul già elevato grado di controllo e monitoraggio a cui sono sottoposti i cinesi sarebbero immediate. Il governo potrebbe negare ai cittadini l’accesso ai propri soldi in risposta ad un semplice post sui social media.

Nessuno sa come andrà a finire. Ma Narula prevede di essere lì, accanto al segno luminoso Bitcoin nell’ufficio DCI, per aiutare chi lo desidera a navigare in questo nuovo futuro. “Vogliamo comprendere le implicazioni di diversi progetti tecnologici”, afferma, perché pronti o meno, “i soldi stanno davvero cambiando“.

Immagine: Bermix Studio, Unsplash

(lo)

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