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Le autorità culturali cinesi hanno pubblicato un nuovo codice di condotta per chi trasmette contenuti online con un compendio di regole per stabilire come ci si dovrebbe comportare, vestire e di cosa parlare

Zeyi Yang

Per Zeng, una giovane donna cinese, passare un’ora su Douyin, la versione domestica di TikTok, è diventato un rituale quotidiano. Tra la sua vasta gamma di video e livestream, le piace particolarmente un creatore di contenuti: “L’avvocato Longfei”. Ogni giorno, Longfei risponde in diretta alle richieste legali dei suoi 9 milioni di follower. Spesso parla di come le donne possono affrontare casi di divorzio difficili.

Ma a maggio, l’account di Longfei è stato oscurato per 15 giorni. In una lettera ai suoi follower, l’avvocato ha accennato al fatto che qualche frase nei suoi live streaming avesse innescato il provvedimento. I follower sospettano che la chiusura sia arrivata a causa della “diffusione di energia negativa”, un termine vago che appare spesso nei messaggi del governo, ma che in questo caso significa contenuti non corrispondenti al punto di vista dello stato sul matrimonio.

Zeng, che ha chiesto di essere indicata con il suo cognome per evitare di essere identificata, ha trovato la situazione ridicola. “Non credo che Longfei abbia fatto nulla di irragionevole o moralmente corrotto secondo gli standard odierni. Al contrario”, dice, “penso che stia facendo qualcosa di buono per tutti”. L’account è stato infine ripristinato a giugno.

Il live streaming è decollato in Cina nel 2016 e da allora è diventato una delle forme preferite d’intrattenimento a livello nazionale, con 635 milioni di spettatori all’annoI migliori livestreamer esercitano un’influenza determinante sul pubblico nell’e-commerce, nella musica, nei giochi e guadagnano enormi somme di denaro. Di conseguenza, spesso sono celebrità simili alle star del cinema o del calcio.

Ma molti streamer, come l’avvocato Longfei, sono alle prese con la crescente volontà del governo cinese di definire cosa è accettabile e cosa non. Un nuovo documento politico, il Codice di Condotta per gli streamer online, diffuso dalle principali autorità culturali cinesi il 22 giugno, ha lo scopo di far capire agli streamer cosa ci si aspetta da loro. Passati inosservati negli anni passati, ora i livestreamer si trovano ad affrontare tutta la forza della macchina della censura cinese.

Il Codice di Condotta elenca 31 categorie di contenuti che non dovrebbero apparire nei video online, che vanno dalla violenza e l’autolesionismo a concetti più ambigui come insegnamenti religiosi e ostentazione della ricchezza. Le linee guida includono anche regole sull’aspetto degli streamer e vietano l’uso di deepfake per ironizzare sulla leadership cinese.

“Penso che sia un tentativo di mettere a regime tutte le piattaforme online e qualsiasi genere di streamer online”, afferma Jingyi Gu, un dottorando che studia streamer cinesi all’Università dell’Illinois, a Urbana-Champaign. Sostituisce le normative precedenti, frammentarie o provinciali, e integra anche altre normative che regolano le piattaforme e le società di marketing. 

È chiaro che il governo cinese è in procinto di domare un’industria che è diventata troppo potente per essere ignorata. Nell’ultimo anno, alcuni dei migliori livestreamer cinesi sono caduti in disgrazia dopo essere stati multati per evasione fiscale o per circostanze legate a eventi politici. Ma mettendo le restrizioni sul piano legale, il Codice di Condotta apre la strada a ulteriori interventi futuri. 

Una “malattia” nazionale

C’è un detto che è popolare in Cina in questo momento: “Lo scopo dell’universo è fare soldi in streaming”. Il riferimento, ironico, è al fatto che oggi avvocati, professori, celebrità si arricchiscono presentando i prodotti in stile televendite “Gli americani e gli europei sicuramente non considerano il livestreaming un canale mainstream per lo shopping, e probabilmente nemmeno per l’intrattenimento, ma in Cina la situazione è differente”, afferma Gu.

Ng, un ex streamer che ha chiesto di parlare usando uno pseudonimo, ha lavorato per un’agenzia di tutoraggio con sede a Pechino. Ha trasmesso in streaming migliaia di ore di lezioni di inglese, alcune a studenti paganti e altre al pubblico gratuitamente per pubblicizzare il suo profilo. All’interno dell’azienda i dirigenti erano chiari sul fatto che volevano far diventare gli insegnanti delle star”, ricorda. “E negli hashtag o nei poster usavano etichette che replicavano il linguaggio dei fan”.

Ma la possibilità di esercitare forme di influenza ha un prezzo. La regolamentazione cinese delle industrie culturali è stata severa per decenni, specialmente quando si tratta di film e programmi TV di alto profilo. Negli ultimi anni, i migliori attori sono scomparsi dall’oggi al domani dopo aver commesso presunti reati come l’evasione fiscale o aver fatto uso di droghe. Ma man mano che il live streaming diventa sempre più influente, è diventato più chiaro alle autorità che dovevano applicargli normative simili a quelle di qualsiasi industria dell’intrattenimento. La logica generale è la stessa”, afferma Gu.

Territori ambigui

Il nuovo Codice di Condotta vieta i contenuti che “mettono in pericolo l’unità nazionale” o “negano la leadership del Partito Comunista Cinese”, ma proibisce anche di alimentare il dibattito su temi caldi nell’opinione pubblica” e “ostentare beni di lusso, gioielli e altri simboli di ricchezza simili”. I creatori di contenuti in determinati campi professionali, tra cui medicina, finanza, diritto e istruzione, devono disporre della certificazione adeguata per poter trasmettere in streaming. 

Altre regole sono ancor meno accettabili. Per esempio, una clausola chiede che l’aspetto degli streamer “si conformi ai gusti estetici e agli standard di divertimento del pubblico. “Come si fa a definire quali sono i gusti estetici del pubblico?” dice Ng. Per Zeng, metà delle regole del Codice di Condotta riflettono valori comunemente accettati, ma il resto sembra troppo vago e troppo ideologicamente guidato. “E’ facile individuare contenuti che incitano alla violenza sugli animali, ma quando si parla di ‘non usare metodi impropri per presentare la cultura socialista avanzata’, onestamente potrebbe essere qualsiasi cosa”, afferma. 

L’avvocato Longfei parla esclusivamente di come divorziare. Argomentare su questo tema “presenta in modo improprio” la cultura cinese, che incoraggia il matrimonio e la gravidanza? “Credo che il livello di censura abbia superato ciò che ritengo necessario e accettabile”, conclude Zeng.

Come mettere sotto pressione gli streamer

Il nuovo regolamento non ha le prerogative di una legge, per cui violarlo non metterà in moto sanzioni legali. Ma gli streamer possono sentire il fiato sul collo del provvedimento attraverso piattaforme, associazioni di settore ed essere costretti a scegliere di autocensurarsi. Il Codice di Condotta chiede ai governi locali di ispezionare regolarmente le piattaforme video e di ritenerle responsabili per qualsiasi streamer che non abbia rispettato queste regole. 

Le piattaforme devono anche assicurarsi che nessuno streamer “contaminato” possa ripresentarsi con un altro nome o migrare su una piattaforma diversa. Alle associazioni di settore pertinenti viene anche chiesto di costruire un sistema di valutazione per gli streamer e di annunciare regolarmente un elenco di coloro che hanno agito “contro la legge o contro la morale”. Attualmente esiste un elenco aggiornato ogni due anni dalla China Association of Performing Arts, la cui ultima edizione di novembre ha aggiunto alcuni dei principali influencer cinesi, ritenendoli antipatriottici o troppo volgari. Non a caso sono tutti rapidamente scomparsi dalla vista del pubblico.

Poiché il live streaming è diventato un modello di business praticabile per molti, il dibattito sulla censura strisciante si è concentrato su come ridurre al minimo i rischi e massimizzare i profitti. Di conseguenza, l’autocensura è la risposta più comune. “Douyin è una piattaforma di livelli quasi comici di autocensura”, afferma Zhang, un creatore di video che usa il suo cognome solo per proteggere la sua sicurezza. Zhang ha inviato uno screenshot di centinaia di parole che le agenzie di marketing dicono ai creatori di non usare nei loro video. L’uso di queste parole, viene detto ai creatori di contenuti, potrebbe metterli a rischio di sospensione dei loro account. A suo parere, sarà fondamentale trovare scappatoie nel nuovo codice per capire come muoversi in autonomia.

Image by Stefan Coders from Pixabay