Buchi nel ghiaccio

Risolto il mistero delle polinie, buchi grandi come la Carolina del Sud, che si formano nel mare di Weddell, in Antartide.

di Charlotte Jee

Robot galleggianti e sensori piazzati sulla testa degli elefanti marini hanno contribuito a svelare un mistero del ghiaccio antartico. I diversi strumenti tecnologici sono stati utilizzati per capire perché si vengono a creare sporadicamente voragini di dimensioni ragguardevoli (fino a 50mila chilometri quadrati) nel ghiaccio marino dell’Antartide.

La vicenda è iniziata nel 1976, allorchè i ricercatori scoprirono che, ogni inverno, un enorme buco appariva occasionalmente nel ghiaccio galleggiante che si forma sul Mar Weddell dell’Antartide. Oggi, Un team di ricerca internazionale dell’Università di Washington insieme ai colleghi del Dipartimento di Fisica dell’Università di Toronto (Canada), dell’Università della California di San Diego e dell’Università della Carolina del Sud hanno descritto nel dettaglio la genesi di questo straordinario fenomeno.

Gli scienziati hanno messo insieme i dati raccolti da tre fonti: satelliti, robot galleggianti e elefanti marini con sensori di temperatura situati sulle loro teste. La capacità degli elefanti marini di immergersi con frequenza a profondità estreme ha permesso ai ricercatori di accedere ad aree dell’oceano che non erano stati in grado di studiare prima.

Con questi dati il team di ricercatori è arrivato alla conclusione che le polinie si sono formate per una combinazione di fenomeni strettamente correlati con la salinità dell’acqua marina e con la presenza di tempeste intensissime in grado di mescolarla. Le loro scoperte sono state pubblicate in un articolo su Nature.

Immagine: Dan Costa/University of California, Santa Cruz

(rp)

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