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I funzionari del governo americano sostengono che la crittografia rende troppo difficili le indagini penali e che le aziende dovrebbero creare un accesso speciale ai dati crittografati che le forze dell’ordine potrebbero utilizzare con l’autorizzazione del tribunale.

di Patrick Howell O’Neill

I tecnologi sostengono che la creazione di queste backdoor indebolirebbe la sicurezza digitale per tutti. Ma la discussione è accesa: “Vi consiglio di venire incontro alle nostre richieste”, ha detto il senatore Lindsey Graham ai colossi tecnologici della Silicon Valley durante l’udienza del comitato giudiziario del Senato, “perché l’anno prossimo, se non abbiamo trovato un compromesso accettabile, imporremo la nostra volontà”.

All’udienza i rappresentanti di Apple e Facebook sono stati presi sotto il tiro incrociato dei senatori di entrambe le parti politiche, mentre il procuratore distrettuale di Manhattan Cy Vance, uno dei maggiori sostenitori delle backdoor, è stato protagonista assoluto.

Secondo Apple e Facebook, le backdoor introdurranno enormi minacce alla privacy e alla sicurezza e indirizzerebbero gli utenti verso i dispositivi collocati nei paesi esteri. “Non siamo stati in grado di identificare alcun modo per creare una backdoor che funzionasse solo per chi ha buone intenzioni”, ha dichiarato Erik Neuenschwander, gestore della privacy degli utenti di Apple.

Poco prima dell’udienza, Facebook ha dichiarato al procuratore generale William Barr che non avrebbe concesso alle forze dell’ordine l’accesso ai messaggi crittografati in Facebook, Messenger e WhatsApp, che hanno miliardi di utenti.

Non sono parole piacevoli per Graham, il quale è comunque consapevole che non sarà semplice far passare una legge sulle backdoor. Diversi deputati, infatti, hanno già lasciato intendere che il Congresso non realizzerà molto su questo fronte entro il prossimo anno.

(rp)