Reti di allarme

Dall’11 settembre le agenzie federali americane vorrebbero avere un sistema capace di lanciare un allarme nazionale, al primo segno di attacco chimico, biologico o radiologico. Adesso un sistema di questo tipo è in corso di sperimentazione nel Tennessee. Sviluppato dai Laboratori Nazionali del Dipartimento dell’Energia a Oak Ridge, Tennessee, il nuovo sistema consiste di pacchetti di sensori attaccati a strutture come le torri delle antenne per la telefonia cellulare. I gruppi di sensori includono dispositivi per rilevare sostanze chimiche sospese in aria, radioisotopi e cambiamenti meteorologici. Lo scopo del sistema – che è adesso in fase di prova a Knoxville, Nashville e in altre località – è di percepire scie di contaminanti, predire la loro dispersione e rapidamente allertare i centri di comando. In un test svoltosi nel 2002, prototipi dei sensori percepirono con successo una fuoriuscita di gas, che simulava il sarin, in tre città distanti dai 140 ai 270 chilometri fra loro, inviando i dati opportuni in meno di tre minuti. I test in corso proveranno il sistema su una scala ancora più vasta. Il Dipartimento della Difesa, il Dipartimento della Sicurezza Interna e altre organizzazioni stanno dividendo fra loro il costo dello sviluppo del sistema; almeno 12 milioni di dollari sono stati assegnati per il suo sviluppo. «A questo punto non pensiamo ancora di predisporlo su scala nazionale, ma stiamo dimostrando che il sistema funziona su scale via via maggiori» dice Jim Kulesz, dirigente dei progetti speciali a Oak Ridge. Osservatori dicono che questa tecnologia, anche se promettente, non è una panacea. Una volta perfezionata, dice Paul Sereiko, presidente di Needham, una compagnia del Massachusetts che produce Sensicast System, un tipo di sensori senza fili, «fornirà un eccellente sistema di allarme precoce in caso di contaminazione di vaste aree». Ma, aggiunge, questo non eliminerà la necessità di ulteriori sistemi di controllo più localizzati.

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