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    Anche fallire serve

    di Alessandro Ovi

    E` il terzo anno che «Technology Review» assegna a cento scienziati e imprenditori di tutto il mondo, con meno di trentacinque anni, il riconoscimento TR100 che premia i migliori giovani innovatori degli ultimi dodici mesi. Un premio che è oramai diventato il massimo onore per i ricercatori di questa fascia di età

    I profili di questi campioni del «nuovo tecnologico» e le rispettive aree di attività, vengono ripresi anche dalla edizione italiana in questo numero. Anche se sono quasi tutti americani o comunque educati nelle università americane, e gli europei presenti sono molto pochi, rappresentano comunque lo spaccato di un mondo molto interessante.

    TR ha però fatto un passo ulteriore nella sua analisi di storie personali quali elementi fondamentali del processo innovativo; è andata a vedere quale è oggi la situazione dei duecento premiati negli anni passati. Ne è uscito un quadro con due facce, entrambe estremamente significative .

    La prima è quella del successo rappresentato da più di quaranta nuove società fondate e oggi ancora attive, con una raccolta di investimenti di circa 500 milioni di dollari. Su questa faccia del fenomeno è giusto attirare l’attenzione del lettore.

    La seconda, opposta alla prima, è quella del fallimento rappresentata da un 50 per cento dei premiati del 2001 e 2002, che non hanno ancora tentato di dare sbocco imprenditoriale alle loro idee, e da un 30 per cento, circa 60 individui quindi, le cui iniziative sono finite male, e per le quali qualche investitore ha perso tutti i soldi che aveva investito. Ma, mi dicono al MIT, il non essere riusciti ad avere successo non ha significato per nessuno la vergogna del fallimento, almeno come lo intendiamo noi in Europa e soprattutto nel nostro paese. Sono stati e restano dei TR100, e l’atteggiamento di chi parla di loro è quello di aspettare solo che ci riprovino.

    Un atteggiamento questo importantissimo nello stimolare il processo innovativo, al pari della qualità della educazione scientifica, della facilità di interscambio tra industria e università e della disponibilità di capitali di rischio nelle varie forme del venture capital. La storia di grandi personaggi quali, solo per fare due esempi famosi, Larry Ellison e Ted Turner, fondatori rispettivamente di Oracle e di CNN, vede per ciascuno ben due fallimenti gravi; e poi, al terzo tentativo, tutti e due ce l’hanno fatta.

    Il dare ai giovani il senso che non c’è a disposizione una sola prova e che non c’è nulla da vergognarsi se le cose non sono andate nel modo migliore, allarga moltissimo la base di coloro che possono partecipare al processo innovativo.

    Quando si arriva al punto che il giudizio negativo non è per chi ha fallito, ma per chi non ha mai provato, allora si può dire che tutte le potenzialità di innovazione sono davvero pronte a esprimersi.

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