Almeno 15 banche centrali investono nelle valute digitali

La moneta digitale potrebbe presto cominciare a prendere il posto della loro controparte cartacea.

di Mike Orcutt

Il mercato delle criptovalute è crollato, ma non si è certo estinto. Pare infatti che le banche centrali intendano muoversi verso una nuova era, segnata da valute digitali nazionali.

Le banche centrali sono le istituzioni che dispongono le regole monetarie di ciascuna nazione, gestiscono l’inflazione e agiscono da “ultima risorsa per i prestiti” – come nel caso della Banca d’Inghilterra nel Regno Unito e la Riserva federale negli Stati Uniti. Di fatto, almeno 15 banche centrali nel mondo stanno prendendo sul serio questa ipotesi, e diverse altre starebbero valutandola; è questa la conclusione principale del recente rapporto pubblicato dall’IMF, il Fondo Monetario Internazionale.

Il rapporto cita due ragioni principali dietro questo trend. Anzitutto, nuove forme di valuta digitale stanno “riducendo il ruolo del denaro”. Oltre a questo, alcune banche centrali avrebbero intenzione di utilizzare questa tecnologia per raggiungere le centinaia di milioni di persone che ancora non possiedono un conto bancario o un accesso a servizi finanziari. Per finire, la maggior parte delle banche centrali aspirano alla possibilità di ridurre i propri costi rimpiazzando le banconote fisiche con una controparte digitale (vedi la tabella a fianco per le motivazioni che le banche centrali hanno fornito nel motivare l’interessamento nella creazione di valute digitali).

È naturale che le banche centrali si interessino alle valute digitali. Nuove tecnologie di pagamento, criptovalute incluse, stanno cambiando il sistema finanziario globale, e le banche centrali devono riuscire a comprendere come questo cambiamento influirà sul loro ruolo. “Il denaro in sé sta cambiando”, ha detto il capo dell’IMF, Christine Lagarde, in occasione della pubblicazione del rapporto. “Oltre alle regole, lo stato dovrebbe rimanere un giocatore attivo nel mercato del denaro? Dovrebbe colmare il vuoto lasciato dalla ritirata del denaro contante?”

I commenti di Lagarde sollevano un quesito ancor più importante riguardo il rapporto fra i cittadini e lo stato, spiega Robleh Ali, un ricercatore della Digital Currency Initiative del MIT ed ex ricercatore presso la Banca d’Inghilterra. “Il governo ha un obbligo o un dovere di fornire denaro libero da rischi al popolo? Questo compito persiste anche dopo aver abbandonato il denaro contante?”

Riksbank, la banca centrale svedese, sta già affrontando questo problema. Le app per pagamenti mobile sono estremamente popolari nel paese, e l’impiego del denaro contante sta precipitando tanto in fretta che i ricercatori di Riskbank ritengono che, nel giro di pochi anni, le banconote cominceranno a essere rifiutate dalla maggior parte dei negozianti.

Secondo la banca svedese, lo stato dovrebbe offrire un’alternativa al mercato dei pagamenti privati. Lasciato ai soli interessi privati, come nel caso delle sei banche commerciali dietro la più diffusa app di pagamento mobile Swish, il mercato dei pagamenti potrebbe diventare più instabile, e “potrebbe persino arrivare a erodere la fiducia nel sistema monetario svedese”, scrivono i ricercatori.

IMF

Persino la Banca Popolare Cinese sembrerebbe determinata a sviluppare una valuta digitale. L’anno scorso ha creato il Digital Currency Research Institute, e continua a reclutare esperti in crittografia per creare una nuova forma di denaro che sia più economica da gestire e semplice da tracciare rispetto al contante. La banca centrale della Cina cita l’inclusione finanziaria come fondamento logico dietro questa decisione, così come le rispettive istituzioni in Ungheria, Senegal e Tunisia. 

Qualunque banca centrale intenzionata a introdurre una propria valuta digitale deve affrontare una serie di problemi tecnici complessi. Il sistema dovrebbe affidarsi a una infrastruttura centralizzata, o dovrebbe funzionare come una criptovaluta decentralizzata?
“In che misura i governi dovrebbero utilizzare le innovazioni che sono derivate dallo sviluppo delle criptovalute?” domanda Ali. E quali aspetti sono meno adeguati? I sistemi delle blockchain hanno il potenziale per essere più elastici, ma le attuali iterazioni sono ancora inefficienti e lente. A differenza del denaro contante, tendono anche a non essere anonimi.

Come se non bastasse, i rischi associati all’introduzione di una valuta digitale supportata da una banca centrale non sono ancora compresi. Un fattore importante è che, tradizionalmente, le banche centrali non offrono conti bancari al dettaglio, ma soluzioni all’ingrosso gestite da banche commerciali. Lo stravolgimento di questa dinamica disturberebbe senz’altro l’attuale scenario bancario. Alcuni ritengono che potrebbe scatenare una crisi bancaria, portando grandi numeri di persone ad abbandonare le proprie banche per spostare i propri fondi in conti bancari centrali più sicuri.

In conclusione, nuove tecnologie stravolgeranno il sistema finanziario a prescindere dalla preparazione delle banche centrali: “È chiaro che avverrà un cambiamento di qualche sorta”, dice Ali. “Penso che nessuno abbia ancora capito che aspetto avrà questo cambiamento”.

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