Le società tecnologiche faticano a guadagnarsi la fiducia delle persone

I consumatori statunitensi non sono così certi di voler fornire le proprie informazioni sanitarie a società come Google, Apple, Microsoft o, peggio ancora, Facebook.

di Antonio Regalado

Stando a un sondaggio organizzato dalla Rock Health, una società di venture capital incentrata attorno alla salute digitale, il pubblico americano non si fida delle società tecnologiche che vorrebbero accedere ai dati sulla loro salute personale. Gli investitori hanno riversato enormi quantità di denaro nelle app per la salute, nelle cartelle cliniche digitali e nei dispositivi indossabili per oltre $4.3 miliardi nel solo 2014. Il contatto della Silicon Valley con i consumatori non si è però ancora tradotto in un particolare successo.

La Rock Health – che quest’anno ha investito in 13 startup, fra cui la società di telemedicina Doctor on Demand e la Chrono Therapeutics, che produce un cerotto programmabile che si sostituisce alla nicotina – ha deciso di allestire un grande sondaggio sui consumatori per scoprirne il motivo. “Un gran numero di società dedicate alla salute digitale stanno faticando a vendere i propri prodotti, per cui volevamo comprendere meglio l’attuale stato di accettazione di queste tecnologie”, spiega Teresa Wang, manager strategico della società di venture capital.

Dal sondaggio, che ha coinvolto 4,017 persone, è emerso che solo l’8 percento di questi era disposto a condividere informazioni sanitarie quali cartelle cliniche e risultati di analisi con una “società tecnologica”. Vi è poi un enorme divario fra questi e il numero di persone che si è detta disposta a condividere lo storico della propria salute con un istituto di ricerca (il 36 percento) o con il proprio medico (l’86 percento). Alla domanda “con chi condividereste i dati del vostro DNA?”, molti hanno risposto in maniera simile.

L’assistenza sanitaria ammonta a circa il 18 percento del prodotto interno lordo degli Stati Uniti; è un immenso mercato che le società tecnologiche e gli imprenditori della Silicon Valley vedono colmo di carenze e pronto ad essere rivoluzionato. Le app e i siti appositamente sviluppati, però, non potranno fare molto senza le informazioni dei consumatori. Wang dice che l’industria si affida alla “liquidità dei dati” ma che la maggior parte delle informazioni sanitarie è intrappolata all’interno di ospedali o nei database delle società assicurative e non possono essere scambiati liberamente.

“Non sono le società tecnologiche ad avere un problema, ma le istituzioni sanitarie”, dice. “Se non possiamo accedere alle informazioni tramite loro, dobbiamo per forza rivolgerci ai consumatori”.

Proprio qui l’opinione dei consumatori comporta un ostacolo. Le società digitali hanno bisogno dei dati dei loro consumatori, ma finora non hanno saputo motivare in maniera convincente la necessità di ottenere dati quali la pressione sanguigna, il makeup genetico o le abitudini salutari.

Il sondaggio, che è stato condotto online fra i mesi di luglio ed agosto, chiedeva anche quanto i consumatori fossero disposti a condividere le proprie informazioni sanitarie con determinate società tecnologiche. I vari contendenti – Apple, Google, Facebook, Microsoft e Samsung – hanno tutti ottenuto un punteggio scarso, con approssimativamente il 5 percento delle persone che si è dichiarato disposto a condividere le proprie informazioni con loro. A sorpresa, la società che ha ottenuto il punteggio peggiore è Facebook, con appena il 2 percento delle persone intervistate che ha risposto positivamente all’idea di condividere le proprie informazioni sanitarie o il proprio DNA.

Il divario nella fiducia potrebbe contribuire a spiegare perché le grandi società tecnologiche stanno avviando un crescente numero di partnership con ospedali ed istituti medici. Quest’anno, Apple ha presentato il ResearchKit, un sistema per aiutare i ricercatori che operano nel settore sanitario a raccogliere dati tramite app per iPhone. Più recentemente, Google Life Sciences ha aderito a un progetto da $50 milioni assieme all’American Heart Association per studiare malattie cardiache.

“Google ed Apple stanno facendo la cosa intelligente: hanno bisogno di un partner fidato”, dice Dennis Ausiello, un medico ed ex medico capo presso il Massachusetts General Hospital, che quest’anno ha contribuito alla creazione di un’app per diabetici su iPhone e che offre consulenze a Google. Ausiello non crede che le società tecnologiche debbano adattarsi. Dice che la medicina digitale non avanzerà a meno che molte, se non addirittura tutte le persone cominceranno a condividere la propria raccolta di dati per un bene comune. Servirà un “cambiamento sociale e culturale smisurato”, dice.

(MO)

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