Il medico responsabile del più grande stallo nel campo della terapia genetica, lancia un nuovo allarme

Effetti tossici osservati negli animali provocano allarme nel caso di una nuova terapia genetica per bambini.

di Antonio Regalado

James Wilson, della University of Pennsylvania, era lì 19 anni fa, quando uno dei volontari coinvolti nello studio sulle terapie genetiche che stava conducendo morì.

Lo stesso James Wilson ha recentemente reso noto che scimmie e maiali a cui erano state somministrate dosi abbondanti di una terapia genetica ora in corso di studi, sono morte o hanno subito mutazioni comportamentali notevoli.

“Non avevamo mai incontrato questo genere di effetti, ma non dovrebbero sorprendere: qualunque sostanza, somministrata in eccesso, diviene tossica,” spiega Wilson.

In questo momento ben tre società farmaceutiche, Sarepta Therapeutics, Pfizer e Solid Biosciences, sono in competizione per il posto di primo produttore di una cura genetica per la distrofia muscolare, la malattia che colpisce giovani ragazzi distruggendone i muscoli e conducendoli al decesso entro i 20 anni di vita.

I ricercatori sostituiscono nei pazienti le copie danneggiate di un gene chiamato distrofina, introducendo particelle virali che ne trasportano una copia corretta. Per raggiungere le innumerevoli cellule della muscolatura di un ragazzo, servono dosi consistenti del farmaco. Secondo Wilson, a tali dosi, due diversi virus potrebbero provocare effetti negativi come danni al fegato ed ai vasi sanguigni.

Il virus implicato, l’AAV, è di uso comune, ha dato prova di sé in test per terapie genetiche contro l’emofilia, e la cecità.

R. Jude Samulski, specializzato in terapie genetiche virali alla University of North Carolina e coinvolto nel progetto della Pfizer, fa notare che i virus studiati da Wilson non sono esattamente gli stessi in uso nei test clinici, per cui i risultati potrebbero non essere non essere applicabili. Samulski riconosce però che l’amalgama tra ambizione scientifica, progressi tecnologici, disperazione dei pazienti e promesse economiche potrebbe essere esplosiva. Wilson venne criticato nel 1999 proprio per aver ignorato segnali di pericolo emersi in test su scimmie. Si riprese da quella tragedia sviluppando nuovi AAV.

I dubbi di Wilson sono diventati noti in gennaio dopo che decise di lasciare la propria posizione di scientific advisor della Solid Biosciences, di Cambridge, Massachusetts.
La Solid Biosciences rivelò che la US Food and Drug Administration aveva sospeso lo studio a causa di dubbi sulla capacità della società di produrre le dosi di farmaco necessarie. La società lanciò comunque con successo il proprio IPO, ottenendo $125 milioni.

Wilson ha pubblicato i risultati dei propri studi Human Gene Therapy: una volta somministrate alte dosi del farmaco ad alcuni animali, due scimmie morirono e svariati maiali manifestarono danni al sistema nervoso, uno dei quali dovette essere abbattuto. “Credo nel caso di alcune terapie genetiche, si debba prendere in considerazione l’esistenza di un limite di tossicità nelle dosi somministrate,” spiega Wilson.

Uno studio condotto dal Nationwide Children’s Hospital, in Ohio, ha testato con successo dosi massicce di terapia genetica su 15 neonati affetti da atrofia muscolare spinale.

Wilson vuole invitare i colleghi alla cautela, perchè i recenti progressi nel campo delle terapia genetica non debbano subire una battuta d’arresto a causa di incidenti come quello del 1999.

(LO)

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