Aspettando Gogoro

In vista dell’imminente ingresso dello Smartscooter Gogoro nel mercato europeo, guardiamo alle ragioni per cui potrebbe davvero cambiare le cose.

di Matteo Ovi

“Siamo partiti da zero: Ciascuna parte è prima nel suo genere. Pezzo dopo pezzo, abbiamo progettato tutto da capo. Crediamo che per reinventare un’intera industria sia necessario re-immaginare tutto”.

Con queste parole, che fanno da didascalia all’immagine presa direttamente dal sito ufficiale dello Smartscooter Gogoro, la società mira a esaltare le novità assolute del suo primo prodotto, un mix tecnologico che prende dall’industria degli smartphone, da quella delle batterie elettriche ed altro ancora.

Gogoro è una giovane società di Taiwan che dispone, in realtà, di un know-how collaudato e consolidato. Fondata nel 2011 da ex tecnologhi della HTC, in breve tempo ha saputo convincere diversi fondi di investimento e raccogliere $150 milioni grazie ai quali, a partire dall’anno prossimo, potrà avventurarsi nel mercato europeo. La sua innovazione, però, non sta nell’aver inventato qualcosa di nuovo, ma nell’aver saputo mettere assieme i pezzi giusti con i quali rinnovare qualcosa di vecchio, rivestendo poi il tutto con una generosa dose di design. Da qui la scelta di aprire con questa immagine, che ricorda la griglia di pezzi per di un modellino.

Al di là del design pulito e minimalista, che tanto deve al culto Apple, lo smartscooter presenta caratteristiche davvero insolite per un mezzo a due ruote.

Sorvolando sul sistema di intrattenimento, ispirato a una quantità indefinita di app per smartphone, gli elementi più interessanti di questo mezzo sono tre: i sensori di bordo, che oltre a consentire di personalizzare le prestazioni e i consumi del mezzo in base allo stile di guida del pilota permettono alla società di monitorarne le condizioni da remoto; il sistema di frenata rigenerativa, che permette di “giocare” con l’autonomia del mezzo; il sistema di batterie ricaricabili e intercambiabili.

Il frequente paragone con Tesla Motors è calzante per diverse ragioni, prima fra tutte l’importante contributo tecnologico di Panasonic, che fornisce le batterie del motore. Panasonic, ricordiamo, è partner di Tesla Motors per la fornitura delle batterie che alimentano i motori elettrici delle sue vetture, nonché una delle sostenitrici fondamentali del progetto della Gigafactory Tesla (vedi “Panasonic aiuterà Tesla a costruire la sua Gigafactory”). Panasonic è dunque un partner importantissimo per Gogoro, anche grazie al forte legame con una delle società più rivoluzionarie degli ultimi anni.

Il paragone con Tesla Motors non si ferma, però, ai soli partner comuni, ma passa anche per soluzioni quali il sistema di frenata rigenerativa, una tecnologia che deve molto all’introduzione del KERS nel mondo delle competizioni automobilistiche e che a bordo delle vetture Tesla gioca un ruolo notevole nell’ottimizzazione dei consumi e della frenata (vedi anche “Tesla convince senza fare rumore”).

Anche l’idea di connettere il mezzo con la casa madre per ottimizzarne la supervisione (vedi “Gli aggiornamenti Over-the-Air della Tesla Motors sono la strada da prendere”) – magari l’aggiornamento – e l’idea di sostituire le batterie anziché ricaricarle, devono molto a soluzioni studiate dalla casa automobilistica di Musk.

La possibilità di ricaricare le batterie utilizzando una normale presa di carica, o sostituirle rapidamente passando presso una stazione Gogoro (che per dimensioni e collocazione ricordano maggiormente un distributore automatico), è secondo me la soluzione più intelligente che la società potesse escogitare. Scongiurando il pericolo di restare a secco, nemico storico delle vetture elettriche, la società riesce così ad assicurare la propagazione virale del suo scooter intelligente ed offrire al mercato un prodotto che “sa di nuovo”.

La città europea di partenza per questa avventura commerciale sarà Amsterdam; a seguire, in base ai risultati, altre città europee potranno assaporare la “Gogoro Experience”. Guardando al suo primo mercato, quello domestico di Taiwan, i pronostici sembrerebbero promettenti: quasi 2.000 scooter venduti a Taipei e 90 centri dedicati. A breve potremmo essere invasi da un prodotto che è figlio dell’ingegno e del design.

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